L’emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19 ha spinto le autorità somale a decretare la chiusura delle madrase (le scuole coraniche frequentate dalla maggioranza dei bambini somali) e ad invitare la popolazione ad esercitare gli esercizi spirituali nelle proprie residenze, evitando la frequenza delle moschee.
Nonostante il basso numero di contagi ufficiali (3 alla prima settimana di aprile), è alto il timore tanto delle autorità quanto della popolazione, che teme numeri decisamente più alti così come l’indisponibilità di strutture sanitarie adeguate.
La propaganda delle milizie dell’al Shabaab ha diffuso comunicati nei quali spiega come il Covid-19 colpisca solo i “crociati” stranieri e le persone da questi impiegati, invitando i somali che lavorano per il governo o le organizzazioni internazionali a non recarsi al lavoro. Per contrastare la campagna di disinformazione dell’al Shabaab, soprattutto negli strati più poveri della società, il governo ha costituito una task force con il compito di informare i cittadini in merito alle corrette procedure igieniche da osservare.
Facendo seguito alla richiesta presentata dal ministro delle finanze somale Abdirahman Beileh, il Club di Parigi (organizzazione informale composta da 22 paesi industrializzati, con lo scopo di rinegoziare il debito pubblico dei paesi più poveri) ha deciso di cancellare 1,4 miliardi di dollari del debito somalo. L’accordo è stato raggiunto secondo i “Termini di Colonia”, che prevedono la cancellazione di una parte del debito (in questo caso il 90%) e la ristrutturazione della parte residuale entro un periodo massimo di 23 anni, a partire dal 2026.