I primi ministri di Etiopia e Sudan hanno preso parte a un incontro bilaterale virtuale il 21 maggio, convenendo per far ripartire i negoziati trilaterali sulle tempistiche di riempimento della Grande Diga del Rinascimento Etiopico (GERD). Le discussioni con il Sudan e, soprattutto, l’Egitto erano giunte ad un’impasse alla fine di febbraio, a seguito del rifiuto di Addis Abeba di sottoscrivere la proposta di accordo mediata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e dalla Banca Mondiale. La scelta di non aderire all’intesa era stata interpretata come un segnale di insoddisfazione nei confronti di Washington e della sua presunta neutralità nella disputa. Nel mese di maggio il governo etiopico ha rincarato la dose. Il ministro per le risorse idriche etiopico ha comunicato ulteriori progressi nello stato di avanzamento dei lavori, mentre il primo ministro Abiy Ahmed annunciava l’intenzione di procedere unilateralmente con le operazioni di riempimento del bacino idrico a partire da luglio, a prescindere dal perfezionamento di un accordo con Il Cairo. L’accelerazione dell’Etiopia non ha riscosso consensi tra i partner regionali. Il Sudan in particolare ha lasciato intendere di essere pronto a modificare parzialmente la sua posizione: se Khartoum era stata fino a questo momento il principale alleato di Addis Abeba al tavolo negoziale, il primo ministro sudanese Abdalla Hamdok ha respinto la proposta di Abiy Ahmed di procedere unilateralmente e chiesto la riapertura delle trattative. La decisione del primo ministro etiopico di accondiscendere alla richiesta sudanese va letta anche alla luce delle pressioni internazionali cui Addis Abeba è stata sottoposta nelle ultime settimane. L’Etiopia è attualmente impegnata in trattative con il Club di Parigi per ridefinire i termini di pagamento del debito estero del Paese, mentre la Cina ha a sua volta espresso l’auspicio di un ritorno al tavolo negoziale.