In quale area se non nel martoriato Corno poteva avvenire una strage di operatori sanitari in tempi di pandemia? La fondazione Zamzam deplora la morte (27 maggio) di 7 suoi collaboratori e di un civile, rapiti da uomini giunti in uniforme a Galooley (Balad, circa 30 km da Mogadiscio) e ritrovati crivellati di colpi.
Il 31, una bomba ha provocato la morte di 19 civili ad Hawa Abdi, 19 km dalla capitale; il minibus su cui viaggiavano ha attivato un ordigno – azionato a distanza secondo altre fonti – posto ai margini della strada verso Afgoye, percorsa abitualmente dalle forze di sicurezza. Nessuno degli attacchi è stato rivendicato, mentre terroristi di al-Shabaab avevano reclamato la responsabilità per l’esplosione di un precedente ordigno contro militari somali; nella zona vi erano stati poi scontri tra militari e terroristi.
Entrambe le notizie colpiscono il Paese, che tende a vedere una rarefazione degli attacchi più letali (ora circa uno al mese), anche se la situazione sul campo resta in sostanza immutata. Le operazioni dell’Esercito nazionale somalo (SNA) e dell’AMISOM hanno migliorato un poco la situazione specie nel centro-sud, si riescono a respingere gli attacchi agli avamposti, ma il pieno controllo territoriale è ancora lontano e anche la criminalità comune continua a imperversare. Le proteste avvenute nel Balad contro la strage testimoniano lo stato di frustrazione per la popolazione.
Da parte governativa il focus restano le elezioni e il rapporto con le Autorità locali, soprattutto riguardo la suddivisione degli aiuti e delle entrate costituite da accise e dazi doganali. In tempi di recessione mondiale da COVID-19, presidiare la riscossione di queste preziose fonti di ricchezza è cruciale e vale quanto un Ministero: su queste basi continua a fondarsi il sostegno dei clan maggiori ai disegni di Farmajo.