Il governo etiopico ha incrementato le misure di polizia contro i manifestanti scesi in piazza a seguito della morte del cantante Oromo Hachalu Hundessa, ucciso da ignoti ad Addis Abeba la notte del 29 giugno. Le autorità hanno arrestato migliaia di persone nella regione di Oromia, dove gli scontri erano degenerati in omicidi mirati e saccheggi su base etnica.
Secondo la procura generale, l’assassinio del cantautore e le violenze che ne sono seguite erano parte di un piano preordinato di non meglio specificate forze d’opposizione per far crollare il Paese nel caos.
Al momento si trovano ancora in stato di fermo diversi alti esponenti dell’Oromo Federalist Congress, l’Oromo Liberation Front e il Balderas for Genuine Democracy, ma negli ultimi giorni le autorità federali hanno puntato il dito contro alcuni alti ufficiali del Tigray People’s Liberation Front, in primis il componente del comitato centrale e responsabile del partito per l’area di Addis Abeba Tewolde Gebre Tsadkan.
Il TPLF, dal canto suo, accusa l’esecutivo di aver gettato il Paese nel caos e addebita l’omicidio di Hachalu Hundessa al “gruppo dittatoriale e unitario di Arat Kilo”, alludendo ad un ruolo del primo ministro nella vicenda per legittimare la repressione delle opposizioni.