Il 18 luglio il primo ministro etiopico Abiy Ahmed si è recato in visita ufficiale in Eritrea, insieme alla moglie Zinash Tayachew, al Ministro di Stato Amb. Redwan Hussein e al presidente del parlamento Tagesse Chaffo.
La visita è stata organizzata a due anni dalla firma degli storici accordi di pace tra i due paesi, assumendo in tal modo un valore altamente simbolico e venendo considerata positivamente in entrambi i paesi.
Nonostante gli iniziali entusiasmi, sono ancora modesti i risultati del processo di pacificazione e riapertura delle relazioni tra i due paesi, pur in costanza di un ottimo rapporto tra i due leader politici alla guida dei rispettivi paesi.
La comunicazione ufficiale governativa eritrea ha richiamato nei suoi lanci stampa lo svolgimento di discussioni atte a verificare lo stato delle relazioni bilaterali e i progressi realizzati, senza nascondere la presenza di “ostacoli” che hanno impedito ad oggi la piena ripresa delle relazioni tra i due paesi e soprattutto l’avvio di una concreta politica di cooperazione regionale.
Nessuna menzione è stata fatta dalle istituzioni eritree circa lo stato della sicurezza in Etiopia e la recente ondata di violenze che ha provocato la morte di quasi trecento persone e l’arresto di alcune migliaia, sebbene indiscrezioni locali abbiano confermato che l’argomento è stato posto all’ordine del giorno nelle discussioni tra i due uomini politici.
Il ministro dell’Informazione eritreo Yemane Meskel, tuttavia, ha pubblicato sul proprio account twitter alcuni commenti particolarmente importanti, in cui ha ribadito l’ottimo stato di salute dell’accordo di pace tra i due paesi “nonostante il tentativo da parte delle forze del TPLF” di sabotarlo. Un’affermazione importante, che da un lato manifesta piano sostegno al primo ministro e alla sua politica di riforme, e dall’altro l’allarme per la possibilità di interferenze da parte della vecchia classe dirigente del paese.
La visita di Abiy Ahmed in Eritrea si svolge tuttavia anche a poche settimane da quella di Isaias Afewerki in Egitto, e la questione della diga del GERD è stata una parte importante dei colloqui tra i due leader. Afewerki si pone oggi come mediatore regionale, ponendosi come attore neutrale e imparziale nel sempre più teso dialogo tra Etiopia, Egitto e Sudan, cercando di favorire una soluzione e ritagliare un ruolo per l’Eritrea.