Al Shabaab ha rivendicato l’attentato del 7 settembre a circa 60 km da Chisimaio, con un’autobomba in danno di una base militare; vi è stato un ferito tra i soldati (20 le vittime per l’organizzazione, tra cui una statunitense: quei militari avrebbero poi abbandonato l’installazione). Il 9 settembre, un kamikaze è entrato in azione in un ristorante della capitale, uccidendovi 3 civili e ferendone 7. Il 10 colpi di mortaio sono caduti in diverse zone della capitale, tra cui i dintorni del palazzo presidenziale. L’11 settembre infine, un attentatore suicida si è lasciato esplodere presso una moschea a Chisimaio, ferendovi 20 persone.
L’andamento del terrorismo è un indicatore relativo delle difficoltà ad avviare e gestire la transizione e farne giungere gli effetti sin nelle regioni più periferiche, dove sempre il confine tra matrici diverse sfuma sino a divenire poco intellegibile. Vi sono inoltre rivalità esterne, che si annidano fin nella gestione delle attività di contrasto, che pure avevano appena visto una ampia operazione nell’area poi teatro dell’attacco. Come già accennato, tensioni di vertice in seno al movimento stesso possono essere causa o concausa dei picchi di attività. Il passaggio all’offensiva può essere infine legato ai tentativi di reazione locale, promossi da quanti faticano a sostenere le richieste dell’organizzazione.
Non si segnalano ad ogni modo novità sul piano della dialettica politica interna, dopo il nuovo incontro tra leader regionali a villa Somalia (13 settembre) per discutere dello stallo pre-elettorale. Gli annunci dell’ex Ministro delle Finanze Halane e dell’ex Premier Ali Khayre di loro prossime candidature alle presidenziali non mutano le linee del confronto emerso negli ultimi mesi; le tensioni potranno però irrigidirsi specie a Mogadiscio.
Sul piano internazionale si segnala il voto in seno alla Lega Araba sulla presenza esterna in Libia. Una volta di più Somalia e Gibuti si sono allineate a Turchia e Qatar, negando l’assenso alla mozione. All’osservazione eventuali ripercussioni del riconoscimento di Israele da parte degli EAU, che potrebbe determinare sviluppi lungo il mar Rosso e sino a Socotra.