Nella scelta del prossimo Presidente somalo, quanto conterà Mogadiscio? Quanto Nairobi? E quanto Parigi, o Ankara, o Dubai?
Il Sottosegretario agli Esteri del Kenya Omamo riprende l’incidente alla frontiera di settembre per affermare che in caso di nuove tensioni i soldati di Nairobi non si asterranno dal rispondere ai militari somali. Simili episodi, pur minori, testimoniano le crescenti difficoltà bilaterali.
Le relazioni internazionali e l’ostilità o il supporto a Farmajo – impegnato in un incontro con l’omologo eritreo Afwerki, per la ripresa delle relazioni secondo gli accordi del 2018 – sono ad ora un tema portante in vista di febbraio. Uno dei candidati, Aden Ferro, nipote di Siad Barre, chiede che il voto sia rinviato di due anni, che si modifichi il sistema “4,5” e che si condanni l’influenza turca. Le sue posizioni “nazionaliste” rispecchiano suoi legami strutturati con ambienti francesi, impegnati a rintuzzare Ankara anche in Somalia; altri candidati non sono così massimalisti, ma anche l’ex Premier Khaire è a Nairobi per incontri e ha lì leve importanti. La dinamica merita attenzione, anche se può darsi non sia determinante sulle scelte dei maggiorenti dei clan. Specularmente, il Qatar esprime in ambito ONU il proprio supporto alla transizione somala.
Otto persone sono state ferite in un attacco a un bus passeggeri a Daba (Mandera, in Kenya), mentre è stato smentito il rilascio di due medici cubani, qui rapiti nel 2019, sul lato somalo della frontiera. Torna inoltre alla ribalta la precaria situazione del campo profughi di Dadaab. Sul fronte della pirateria, il gruppo che aveva sequestrato l’equipaggio di un peschereccio iraniano nel 2015 ha liberato tre marinai ancora detenuti; restano le raccomandazioni dell’IMB (Ufficio Marittimo Internazionale) ad adottare le misure di protezione previste, per prevenire nuovi sequestri che qui hanno interessato oltre tremila persone in un decennio.
Più concrete sono oggi le minacce del terrorismo, a terra; 6 militari somali sono rimasti uccisi a Bal’ad nel Medio Scebelli, per l’esplosione di un ordigno al passaggio del loro veicolo (7 ottobre); l’azione è stata rivendicata dai terroristi di Al-Shabaab, come anche il contemporaneo assalto a una base militare alla periferia della capitale, respinto con perdite tra i governativi. AMISOM ed Esercito somalo restano impegnati a rafforzare il coordinamento delle operazioni congiunte.