Nuova escalation nel rapporto tra il governo centrale di Addis Abeba e le autorità regionali del Tigrai. Il presidente della regione con capitale Macallè, Debretsion Gebremichael, ha scritto il 27 ottobre scorso una lettera indirizzata a settanta capi di Stato stranieri, lanciando l’allarme per il timore di un conflitto con il governo centrale di Addis Abeba, evidenziando i rischi per l’intera regione del Corno d’Africa.
Secondo le autorità del Tigrai, il governo centrale di Addis Abeba e quello dell’Eritrea sarebbero attivamente impegnati nel tentativo di scatenare un conflitto contro il TPLF al potere a Macallè, unendo le forze nel sostenere una comune rivalità regionale che affonda le sue radici nella guerra civile etiopica che portò alla secessione dell’Eritrea.
Le autorità del TPLF, che hanno di fatto governato incontrastate il paese sino al 2018, quando l’attuale primo ministro Abiy Ahmed scardinò il sistema di controllo tigrino favorendo una transizione epocale al vertice delle istituzioni, accusano il primo ministro non solo di aver illecitamente assunto il controllo del potere politico, ma anche e soprattutto di voler negoziare con l’Egitto per impedire la realizzazione della diga del GERD.
Le stesse autorità hanno comunicato di non voler accettare ordini da parte del primo ministro Abiy Ahmed in merito all’operatività delle locali unità dell’Esercito nazionale, che, a loro giudizio, non dispone dell’autorità per decidere essendo di fatto decaduto dal ruolo e non avendo ancora provveduto ad organizzare le elezioni nazionali. Il contrasto sorto tra il governo centrale e quello regionale ha quindi interessato la capacità di gestione operativa della divisione settentrionale – in larga misura dislocata lungo il confine con l’Eritrea – al cui vertice il primo ministro Abiy Ahmed ha nominato il generale Belay Seyoum (nella foto), un Amhara, che tuttavia non è ancora riuscito a raggiungere la sua caserma ed esercitare le sue funzioni in conseguenza dell’opposizione delle autorità del Tigrai.
Altrettanto grave l’episodio verificatosi il 29 ottobre, quando il vicecomandante della divisione settentrionale, Jamal Muhammad, al suo arrivo all’aeroporto di Macallè è stato fermato dalle autorità locali e costretto a rientrare ad Addis Abeba, mentre il governo regionale ha chiesto ai vertici militari della divisione settentrionale di non accettare ed eseguire ordini provenienti da Addis Abeba.
Le autorità del Tigrai hanno anche intimato al governo centrale l’erogazione del budget quadrimestrale spettante alla regione (285 milioni di birr), minacciando in caso contrario di considerare la mancata erogazione come una dichiarazione di guerra.
Il Tigrai ha anche chiesto alle due nuove unità militari recentemente costituite dal governo e dislocate ad Addis Abeba e Bahir Dar di arrendersi alle autorità di Macallè e rifiutare qualsiasi ordine dal governo di Addis Abeba.
Un’escalation gravissima, che rischia di innescare adesso una tensione sul piano militare, per l’esercizio dell’autorità sulle forze armate federali presenti sul territorio del Tigrai, con la concreta possibilità di un vero e proprio conflitto dagli incerti esiti.