Continua l’offensiva militare del governo federale etiopico contro la regione dissidente del Tigrai, con operazioni aeree e terrestri che dai confini settentrionali e meridionali puntano a convergere verso il capoluogo regionale, Macallè.
Il primo ministro etiopico Abiy Ahmed ha intimato lo scorso fine settimana un ultimatum di 72 ore al governo regionale tigrino del TPLF per arrendersi e far cessare le ostilità, alla scadenza del quale verrà scatenata l’offensiva finale da parte delle forze federali.
Il primo ministro ha chiesto ai vertici del TPLF di “ammettere il fallimento della loro strategia distruttrice”, impedendo ulteriori sofferenze per la popolazione civile e facendo cessare il flusso di profughi che ininterrottamente cerca di raggiungere la salvezza oltre i confini dell’Etiopia, ammassandosi nei campi profughi del Sudan.
L’ultimatum è stato tuttavia seccamente respinto dal governatore del Tigrai Debretsion Gebremichael, che ha anche smentito le informazioni fornite dal comando delle truppe federali, secondo le quali la capitale regionale di Macallè sarebbe circondata ed ormai prossima alla caduta. Mentre il governo federale sostiene di essere a circa 60 Km dalla capitale del Tigrai, le autorità del TPLF sostengono di controllare l’intera zona orientale dello stato, preparandosi a fortificare Macallè e le altre principali località nell’ottica di una resistenza ad oltranza.
Il timore della comunità internazionale è quindi quello di una ripresa dei combattimenti terrestri e del lancio di una pesante offensiva militare contro la città di Macallè e delle principali città del nord del Tigrai, con il rischio di provocare ingenti perdite tra i civili e ampi danni alle infrastrutture.
Il timore, in particolar modo, è quello della diffusione di un forte sentimento anti-tigrino non solo nelle aree dei combattimenti, dove il rischio di violenze sulla popolazione civile è elevatissimo, ma anche nel resto del paese, con la conseguenza di determinare una marginalizzazione etnica dai risvolti imprevedibili sul piano della sicurezza e del rispetto dei diritti umani.