Il primo ministro del Sudan, Abdallah Hamdok, si è recato in visita in Etiopia il 13 dicembre, dove è stato ricevuto dal suo omologo Abiy Ahmed e da una delegazione di alto rango del governo etiopico.
Lo scopo della visita è stato quello di discutere della sicurezza regionale e, in particolar modo, della crisi nel Tigrai, che ha provocato secondo le prime stime un flusso di 50.000 profughi in territorio sudanese.
L’afflusso di profughi dal Tigrai sta mettendo a dura prova la capacità del governo sudanese di provvedere all’accoglienza e alla cura di coloro che si sono rifugiati oltre il confine dell’Etiopia nel timore di essere coinvolti dai combattimenti, e il primo ministro Hamdok chiede un forte impegno all’Etiopia e alle Nazioni Unite.
Il premier sudanese ha anche affermato di aver concordato con Abiy Ahmed la necessità di tenere una riunione urgente dell’IGAD per la questione della crisi del Tigrai, mentre nello stesso incontro sarebbe stata anche stabilita la formazione mista bilaterale per la definizione delle dispute confinarie tra i due paesi.
Nel corso di un incontro con la stampa, il premier Hamdok ha affermato che il Sudan ha dato pieno appoggio politico all’Etiopia nella sua offensiva contro il governo ribelle del Tigrai guidato del TPLF, rallegrandosi per l’arrivo il giorno precedente del primo volo di aiuti umanitari e medici portati dalla Croce Rossa Internazionale a Macallè.
La visita di Hamdok in Etiopia, dove è stato accompagnato da numerosi alti ufficiali delle forze armate e dell’intelligence, è stata interpretata anche come un’offerta per negoziare con le autorità del TPLF datesi alla macchia e con ogni probabilità rifugiatesi in territorio sudanese.
Al netto dei toni amichevoli che hanno caratterizzato la visita di Hamdok in Etiopia, soprattutto sulla stampa di Addis Abeba, non è chiaro quanto il viaggio sia stato effettivamente coronato da successo. Il primo ministro sudanese è infatti ripartito in giornata, nonostante l’Etiopia avesse indicato il viaggio come della durata di due giorni.
Secondo un comunicato del governo sudanese, nel corso dell’incontro i due premier avrebbero anche espresso la reciproca volontà di riavviare il dialogo connesso alla costruzione della diga del GERD, mentre il premier Hamdok avrebbe manifestato timori per le crescenti tensioni nell’area di confine interessata dalla diga, dove le autorità sudanesi avrebbero recentemente rinvenuto numerosi armi, tra cui mortai e fucili d’assalto.
Dopo 25 anni di completa instabilità, il Sudan avrebbe ripreso nelle ultime settimane di novembre il pieno controllo della regione di confine con l’Etiopia, l’area d Khor Yabis nella parte orientale dell’El Gedaref, da molto tempo oggetto delle scorrerie degli shifta etiopici (criminali transfrontalieri). La ripresa del controllo dell’area da parte delle forze sudanesi ha permesso di confiscare grandi quantitativi di armi e munizioni.