L’Unione Europea ha disposto il 16 dicembre la sospensione del pagamento di 90 milioni di euro concessi all’Etiopia come sostegno economico, in conseguenza delle preoccupazioni connesse all’evoluzione della crisi nella regione del Tigrai.
Per sbloccare l’erogazione delle somme concesse a sostegno dell’Etiopia, Bruxelles richiede ad Addis Abeba garanzie in merito all’accesso alla regione degli operatori umanitari, alla possibilità per i civili di lasciare le aree interessate dai combattimenti (anche varcando la frontiera con i paesi vicini), di cessare ogni misura di profilazione etnica e di ripristinare tutte le linee di comunicazione regionali. Allo stato attuale, solo la Croce Rossa Internazionale e poche altre organizzazioni umanitarie hanno ricevuto l’autorizzazione per l’accesso nel Tigrai, mentre la gran parte di quelle che ne ha fatto domanda si è vista respingere la richiesta o semplicemente ignorare la domanda.
L’ONU teme che la situazione sanitaria in loco possa aver assunto proporzioni enormi e insiste con il governo di Addis Abeba per il pieno accesso delle organizzazioni di assistenza al fine di evitare un costante peggioramento della situazione.
Nonostante la firma di un accordo tra l’Etiopia e le Nazioni Unite lo scorso 29 novembre, la situazione non ha fatto registrare particolari progressi e, anzi, si è visibilmente irrigidita la posizione della task force per l’emergenza costituita in Etiopia, che accusa apertamente l’ONU di non cooperare secondo i termini stabiliti dall’accordo.
L’amministrazione europea ha invece voluto sottolineare come la sospensione dell’erogazione dei fondi rappresenti una misura straordinaria, caratterizzata quindi dalla possibilità di una sua veloce revoca ma anche dalla sensibilità della ragione che ne ha determinato l’adozione. In ogni caso, il provvedimento non influirà in alcun modo sulla gestione dei programmi umanitari locali in corso a guida dell’Unione Europea.
L’Unione Europea lamenta, al pari della gran parte dei singoli governi degli stati dell’Unione, la scarsità di informazioni dall’area di crisi, e la difficoltà per gli operatori umanitari e per la stampa di raggiungere i luoghi recentemente interessati dagli scontri armati. Questa carenza di informazioni, si sottolinea a Bruxelles, impedisce di formulare corrette analisi e induce a sospettare la veridicità delle accuse formulate soprattutto sui social media nelle comunità della diaspora, che ripetutamente riferiscono di violenze arbitrarie, saccheggi e deportazione dei profughi eritrei.
È quindi opportuno che il governo federale etiopico smentisca quanto prima queste accuse, concedendo pieno accesso alla regione e trasparenza nel flusso delle comunicazioni e delle informazioni dallo stato federale del Tigrai.
In merito a quest’ultimo punto, si segnala come nella città di Macallè e nelle aree occidentali del Tigrai le connessioni telefoniche siano state parzialmente ristabilite già da alcuni giorni, mentre risultano irraggiungibili le aree centrali e settentrionali.