Il 6 gennaio, nel corso della visita a Khartoum del Segretario del Tesoro statunitense Steven Mnuchin, il ministro della giustizia sudanese Nasredeen Abdulbari ha ratificato la firma degli accordi per la normalizzazione dei rapporti con Israele, ottenendo contestualmente la firma da parte degli Stati Uniti di un memorandum of understanding per lo sblocco di fondi da parte della Banca Mondiale, che consentiranno al Sudan di accedere nuovamente al finanziamento annuale di 1 miliardo di US$.
La normalizzazione dei rapporti con Israele, fortemente contestata sul piano della politica interna sudanese, si è resa necessaria per le autorità del governo di transizione per poter accedere ai fondi della Banca Mondiale, nel tentativo di arginare la pericolosa crisi economica conseguente alle vicissitudini della transizione politica e poi della pandemia globale.
La firma degli accordi con Israele ha determinato un acceso dibattito politico, fortemente critico verso la decisione, che ha spinto le autorità del paese ad assumere un profilo discreto e caratterizzato da toni minimali in merito all’accordo. In particolar modo, le autorità sudanesi hanno tenuto a precisare come la firma per il riconoscimento di Israele non produca automatismi sulla normalizzazione – che sarà quindi parte di un processo separato – e che la posizione assunta dal Sudan è individuale, e quindi non riconducibile al più ampio cosiddetto “Patto di Abramo”.