Il presidente della Commissione per gli Affari Esteri e la Cooperazione del parlamento della Somalia, Abdulkadir Osobole, ha inviato una lettera al presidente della Repubblica Federale Mohamed Abdullahi Farmajo, al primo ministro Mohamed Hussein Roble, al presidente del parlamento Mohamed Mursal Abdirahman e al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Brig. Gen. Odowaa Yusuf Rageh, chiedendo chiarimenti circa le voci che sulla stampa internazionale hanno parlato di un coinvolgimento di soldati somali nel conflitto in Tigrai.
Alcune fonti d’informazione regionale, poi rilanciate da quelle europee e americane, hanno riferito di testimonianze dal Tigrai secondo le quali avrebbero preso parte ai combattimenti anche giovani militari somali provenienti da un campo d’addestramento eritreo, dal quale sarebbero stati inviati a dare sostegno alle forze federali etiopiche nello scontro contro quelle del TPLF.
Secondo le stesse fonti, inoltre, un numero rilevante di soldati somali avrebbe perso la vita nel corso dei combattimenti, mentre altri sarebbero ancora impegnati sul terreno al fianco delle forze federali etiopiche ed eritree. Alcune testate giornalistiche della Somalia hanno riferito di circa 2.500 soldati somali (su 3.000 impegnati nel programma di addestramento presso la base eritrea di Anseba) trasferiti contro la loro volontà nel Tigrai nei primi giorni dello scorso novembre, alludendo a possibili accordi segreti tra il governo somalo, quello eritreo e quello etiopico.
A sostenere questa tesi, in un’intervista rilasciata alla rivista Garowe Online, è anche l’ex funzionario civile della Somali National Intelligence and Security Agency (NISA), Abdisalam Guled, oggi all’opposizione e notoriamente critico della politica del presidente Farmajo.
Come sempre più spesso accade nella regione è estremamente difficile poter verificare l’attendibilità delle informazioni divulgate da una parte della stampa. Mancano evidenze precise e certe della presenza dei soldati somali nel Tigrai e non di rado le informazioni divulgate dalle fonti locali si rilevano errate e dettate da interessi connessi al fazionalismo politico, rendendo la credibilità di alcune di queste alquanto incerta.
Nonostante la secca smentita del governo somalo alle accuse di aver inviato propri soldati in Tigrai, il presidente della Commissione Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale ha voluto indirizzare una lettera ai vertici dello Stato, sollecitato a suo dire dalle famiglie dei giovani militari ufficialmente impegnati in un percorso addestrativo offerto dalle forze armate eritree. Ogni tentativo di rivolgere la richiesta ai ministeri competenti, secondo Odowa Yusuf Rageh, sarebbe caduta nel vuoto.