HomeEtiopiaLe tensioni con il Sudan e le ricadute sul Tigrai

Le tensioni con il Sudan e le ricadute sul Tigrai

L’acuirsi delle tensioni tra Etiopia e Sudan sulle questioni di confine nell’area dell’Al-Fashaga allarmano l’Unione Africana, che invia a Khartoum il suo inviato speciale.

Il 18 febbraio l’inviato speciale dell’Unione Africana Mohamed El Hacen Ould Lebatt è arrivato a Khartoum con l’obiettivo di raggiungere un compromesso fra il governo sudanese e quello etiopico sulla disputa per il controllo di alcuni territori contesi lungo il confine comune. È dello stesso giorno il comunicato del Ministero degli Esteri etiopico che condanna “nel maggior modo possibile l’escalation e l’atteggiamento provocatorio del governo sudanese”.

La situazione diplomatica fra i due paesi aveva iniziato a peggiorare il giorno precedente, mercoledì 17 febbraio, quando il governo del Sudan aveva deciso di ritirare il proprio ambasciatore dall’Etiopia, in ottica di svolgere delle consultazioni rispetto alle relazioni fra i due paesi. La disputa riguarda l’area di Al-Fashaqa, nel nord-ovest del paese, limitrofa alle regioni di Amhara e Tigrai.

Le relazioni fra Etiopia e Sudan riguardo ad Al-Fashaqa sono solo l’ultimo episodio della travagliata storia diplomatica fra i due stati. L’accordo di confine siglato dall’allora governo etiopico, a guida TPLF, è stato rimesso in discussione dal Primo Ministro Abyi Ahmed nel 2018, dietro pressioni degli alleati amhara nel partito. Secondo questi ultimi gli accordi del 2008 violavano la sovranità nazionale. Tali rimostranze vanno inquadrate nell’ambito del più ampio irredentismo amhara, tra i cui obiettivi figurano anche alcuni territori nel Tigrai occidentale. Queste richieste hanno ora trovato maggior eco nelle istituzioni federali, alla luce del ruolo di primo piano dell’establishment amhara nell’esecutivo guidato dal premier Abyi Ahmed.

Le accuse reciproche riguardo a presunte offensive nell’area di Al-Fashaqa rimbalzano da mesi fra i governi sudanese ed etiopico. Ad aggravare le tensioni si aggiunge ora il problema dei rifugiati tigrini in Sudan, stimati in 60.000 unità, e l’inizio dei lavori per la seconda fase del riempimento della Diga del Grande Rinascimento Etiope (GERD) sul Nilo Blu. Quest’ultima questione infiamma le relazioni fra Etiopia, Sudan ed Egitto sin dall’inizio della costruzione della diga nel 2011: Sudan ed Egitto temono infatti che se un accordo non venisse siglato questa potrebbe porre una minaccia diretta alla loro sicurezza nazionale.

La tensione fra Etiopia e Sudan sul territorio di Al-Fashaqa e sulla GERD unendosi al riaccendersi degli scontri in Tigrai, rischiano di diventare una spina per il governo di Abyi Ahmed. Questi deve ancora confrontarsi con la recrudescenza del conflitto nel Tigrai, dove le forze armate del TPLF continuano ad ingaggiare le truppe federali. In base ai comunicati rilasciati dal movimento tigrino, quest’ultimo avrebbe causato più di 500 vittime nelle offensive dell’ultima settimana. Lo spostamento di una parte del dispositivo di sicurezza etiopico lungo la frontiera sudanese rende più precaria la posizione militare di Addis Abeba.

Andrea Cellai
Andrea Cellaihttps://meridiano42.it
Laureato magistrale in Relazioni Internazionali, con un peculiare interesse per le dinamiche economico-politiche del Corno d'Africa e in particolar modo dell'Etiopia.

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