Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi si è recato il 6 marzo in visita ufficiale in Sudan, dove ha incontrato il suo omologo Abdel Fatah al Burhan in una visita densa di impegni e riunioni.
Viaggio dal significato particolare e straordinario, quello di al Sisi in Sudan, effettuato per cementare il rapporto con Khartoum e dare un segnale forte all’Etiopia sul consolidamento degli interessi e le alleanze regionali.
La cooperazione politica, economica e militare tra l’Egitto e il Sudan, recentemente ribadita dallo svolgimento di esercitazioni militari congiunte nel paese del Corno d’Africa e dalla firma di un accordo di cooperazione militare, viene ulteriormente rafforzata dai due paesi in una chiave che nessuno nega essere caratterizzata dalla percezione della comune minaccia etiopica.
La questione del GERD assume pertanto un ruolo rilevante nella dinamica relazionale tra il Cairo e Khartoum, lasciando in secondo piano – con malcelato rammarico sudanese – la questione dell’area di al Fasagha e il rischio di uno scontro di frontiera sui territorio contesi.
Il presidente al Sisi ha incontrato nella sua visita in Sudan anche il primo ministro Moahamed Daklu, e anche in questo caso i temi più importanti della discussione sono ruotati intorno alla questione della diga del GERD.
A margine degli incontri, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha affermato dinanzi alla stampa come Egitto e Sudan non accettino il fatto compiuto posto dall’Etiopia in relazione al riempimento del bacino idrico della diga del GERD, temendone il potenziale impatto sulla portata dei flussi del Nilo Blu.
Nel denunciare l’arbitrarietà della decisione etiopica, il presidente al Sisi ha voluto sottolineare la solidità del rapporto con il Sudan, con il quale condivide una piena visione delle dinamiche regionali e le strategie necessarie per affrontare le sfide poste alla sicurezza dei due paesi.
Nel corso degli incontri, i rappresentanti dei due paesi hanno ribadito la volontà di rilanciare il tavolo quadripartito di discussione sullo sviluppo e la gestione della diga del GERD (composto dall’Unione Africana, dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti) in modo da poter raggiungere un accordo prima dell’avvio della stagione delle piogge, quando, temono il Cairo e Khartoum, l’Etiopia procedere nuovamente in modo autonomo con il riempimento del bacino.
Hanno trovato spazio nel corso della visita anche colloqui inerenti la sicurezza del Mar Rosso, dove da tempo si vocifera di un possibile interesse dell’Egitto nell’aprire una base avanzata della propria marina militare in Sudan, permettendo una più agevole estensione della capacità d’azione verso lo stretto di Bab el Mandab e l’Oceano Indiano.
Al termine della visita, sembra che in Sudan si sia manifestato un certo disappunto per la scarsa attenzione dedicata nel corso degli incontri alla questione della crisi della regione dell’al Fshaga con l’Etiopia, che al contrario rappresenta una questione di primaria importanza per il governo di Khartoum. Nell’ottica di soddisfare le richieste del presidente Abdel Fatah al Burhan, che intende aggiungere la questione della crisi con l’Etiopia nella regione dell’al Fashaga come punto saliente del dibattito di sicurezza con l’Egitto, la segreteria del presidente al Sisi ha diramato un comunicato tardivo – dopo la partenza della delegazione egiziana – nel quale l’Egitto si dichiara pienamente al fianco del Sudan nelle sue questioni di frontiera con l’Etiopia. Il portavoce della presidenza egiziana ha aggiunto anche che “le recenti mosse sudanesi per ribadire la sovranità sui propri territori orientali al confine con l’Etiopia sono in linea con il rispetto del Sudan degli accordi internazionali di frontiera”.