Il presidente del Consiglio Sovrano del Sudan, generale Abdel Fattah Al-Burhan, ha voluto rassicurare lo scorso 21 marzo l’opinione pubblica circa le intenzioni dell’Esercito nella delicata transizione dei poteri in atto nel paese.
Non è intenzione delle forze armate, ha sostenuto Al-Burhan, né di sostenere un colpo di stato, né tantomeno favorire un mutamento nell’attuale esecutivo, restando fedeli all’impegno assunto per favorire le prossime elezioni generali.
L’intervento del presidente Al-Burhan si è reso necessario in seguito alle proteste e alle critiche mosse da più parti verso l’operato delle Forze di Supporto Rapido, poste al comando dell’influente generale Mohamed Hamdan Galo. Uno scontro a fuoco tra questi reparti e altre milizie presenti nella capitale ha destato allarme, e non in pochi ritengono che il generale Galo nutra chiare e palesi ambizioni politiche.
Il vero problema nel sistema della sicurezza sudanese è dato allo stato attuale dall’incapacità e dall’impossibilità delle autorità militari di favorire una coesione unitaria e nazionale delle diverse milizie armate presenti nel paese, alleate momentaneamente del governo ma autonome nella catena decisionale.
Molte di queste milizie, pur alleate del governo, nutre sentimenti di ostilità verso le altre, provocando non di rado scontri armati e violenze criticate in misura sempre maggiore dalla popolazione.
Il difficile equilibrio del processo di transizione comporta la necessità per le forze armate di tollerare la presenza e il ruolo delle diverse milizie che rappresentano altrettanti ambiti della politica e delle divisioni etniche del paese, nell’intento di ricondurre gradualmente ognuna di esse all’interno di un dispositivo di sicurezza nazionale centralizzato e leale alle autorità politiche di Khartoum. Impresa non certo agevole, soprattutto in questa fase, caratterizzata da ambizioni politiche evidenti nella fase di preparazione delle prossime elezioni nazionali.
Come ulteriore mossa per rassicurare la popolazione circa le intenzioni delle forze armate, lo scorso 17 marzo il Ministero dell’Informazione ha annunciato che le società connesse all’apparato militare hanno accettato di trasferire alle società civili le loro attività non strettamente connesse all’industria della difesa, affidando al Ministero delle Finanze il compito di gestire questa transizione. Un segnale importante, che potrebbe sbloccare fondi di notevole entità e rafforzare in tal modo le politiche economiche e sociali del governo di transizione.