Dina Mufti, portavoce del Ministero degli Esteri etiopico, ha affermato che il dialogo con Sudan ed Egitto riguardo alla Diga del Grande Rinascimento Etiopico (GERD) dovrebbe essere limitato ai tre paesi direttamente interessati, anche se ha aperto alla partecipazione dell’Unione Africana, per la quale ha espresso “grande rispetto”. Ha aggiunto, inoltre, che l’Etiopia crede “nel risolvere i problemi africani da parte degli africani”.
La dichiarazione è conseguente alla richiesta sudanese ed egiziana di includere nelle trattative anche l’Unione Europea, l’ONU, gli Stati Uniti e l’Unione Africana, attraverso una strategia che dovrebbe creare fiducia fra le parti e rendere più semplice la negoziazione secondo i tre paesi. Una richiesta ufficiale che il Sudan ha fatto dopo l’incontro fra il primo ministro sudanese e il presidente egiziano due settimane fa, appoggiata da una dichiarazione del Cairo.
Le negoziazioni in merito alla diga, del valore di 4,6 miliardi di dollari, che sarebbe la più grande di tutta l’Africa, durano da dieci anni. Numerosi sono stati i fallimenti al fine di trovare un accordo fra i tre paesi e anche lo scorso anno attraverso la mediazione dell’amministrazione Trump. La risoluzione proposta al tempo fu definita “giusta ed equa” dall’Egitto, mentre l’Etiopia la definì “inaccettabile e faziosa”.
La posizione etiopica è – anche in questo caso – ferma e decisa riguardo il coinvolgimento di mediatori internazionali, come evidenziato dal portavoce del Ministero degli Esteri: “il dialogo tripartito fra Etiopia, Sudan ed Egitto sulla GERD dovrebbe essere concluso fra questi tre paesi, non attraverso mediatori. Il ruolo dei mediatori è facilitare le consultazioni, non attuare imbeccate politiche.”
La controversia è emersa di nuovo la scorsa estate quando l’Etiopia ha portato avanti i lavori, iniziando la seconda messa in carico della diga, nonostante il disaccordo di Egitto e Sudan.
È stato stimato che la GERD sarà pronta nel 2023, che ad oggi circa i tre quarti dei lavori siano stati completati.