Un vero e proprio terremoto sembra interessare in questi giorni il partito Giubileo, dove lo scorso 16 marzo il Comitato di Gestione Nazionale ha stabilito di rimuovere il vicepresidente William Ruto dalla carica di vicepresidente del partito, rimandando la convalida al Consiglio Esecutivo Nazionale, e quindi allo stesso presidente Uhuru Kenyatta.
Il vicepresidente Ruto è palesemente entrato in rotta di collisione con il presidente Kenyatta, venendo accusato di sostenere la linea del partito alleato Alleanza Unita Democratica a danno del partito Giubileo. Un’agenda personale di interessi, quindi, finalizzata a sostenere la propria candidatura alle elezioni del 2022 attraverso il sostegno di una fronda interna al partito.
Il 22 marzo, tuttavia, il presidente Uhuru Kenyatta, a margine dei funerali del presidente tanzaniano John Pombe Magufuli, ha annunciato la sospensione della decisione da parte del Consiglio Esecutivo Nazionale – definendo la sospensione un atto di rispetto verso la memoria del defunto presidente Magufuli – e rimandando ai prossimi giorni le consultazioni del Consiglio.
Secondo gli analisti locali, è altamente improbabile che il presidente Kenyatta possa avallare la decisione del Comitato di gestione Nazionale, che violerebbe lo statuto stesso del partito aprendo ad una crisi di gravi proporzioni. Kenyatta, pur in opposizione a Ruto, non intende lasciare la guida del governo aprendo una crisi politica all’interno del partito.
Non meno problematico, tuttavia, anche il clima all’interno della cerchia dei sostenitori di William Ruto. Il deputato Didmus Barasa, infatti, del distretto di Kimilili, ha annunciato il 21 marzo la propria autosospensione per quattro mesi dal gruppo “Tangatanga” del partito Giubileo.
Il “Tangatanga” è un blocco interno al partito, conosciuto anche come “Hutsler Nation”, unito dal comune obiettivo di sostenere la candidatura del vicepresidente William Ruto alle prossime elezioni del 2022.
Didmus Barasa ha comunicato la sua intenzione di voler prendere tempo, astenendosi dalle attività politiche connesse alle prossime elezioni, per valutare se continuare a sostenere la candidatura di Ruto o, al contrario, appoggiare invece quella di Musalia Mudavadi, che rappresenterebbe il candidato di riferimento della tribù Luhya.
La notizia sembrerebbe confermare le voci di una frattura all’interno della coalizione che sostiene la candidatura del vicepresidente Ruto, sebbene Didmus Barasa non abbia formalmente lasciato il gruppo “Tangatanga” ma, nelle sue parole, “solo preso tempo per riflettere, nell’interesse della tribù Luhya”.