Il 21 marzo scorso il presidente del Consiglio Sovrano di Transizione del Sudan, generale Abdel Fattah Al-Burhan, nel corso di incontri tenutisi nella regione di Omdurma con i rappresentanti locali, ha seccamente commentato le notizie inerenti il perdurare delle tensioni nell’area contesa dell’Al-Fashaga, sostenendo che il governo sudanese è pronto a qualsiasi misura per difendere la propria sovranità sull’area da quella che ha denunciato senza mezzi termini come la minaccia di un’occupazione etiopica.
Qualsiasi ipotesi negoziale, ha ribadito il generale Al-Burhan, deve prendere corpo dal riconoscimento dell’Etiopia sulla sovranità sudanese della regione interessata.
Il giorno successivo, il primo ministro etiopico Abiy Ahmed ha risposto indirettamente al generale Al-Burhan nel corso di un’intervista rilasciata alla stampa nella capitale Addis Abeba, nella quale ha ribadito la volontà dell’Etiopia di risolvere pacificamente la questione dell’Al-Fashaga.
Non sono state fatte menzioni di alcun tipo in merito alla sovranità della regione, ma il premier etiopico ha insistito sulla più assoluta mancanza di volontà da parte di Addis Abeba di impegnarsi in un conflitto contro il Sudan.
Il 24 marzo, infine, il governo del Sudan ha annunciato di voler sostenere l’iniziativa di mediazione proposta dagli Emirati Arabi Uniti per la soluzione della crisi inerente lo sviluppo della diga del GERD, nella regione etiopica del Benishangul-Gumuz.
Dopo il rifiuto dell’Etiopia della proposta sudanese per una commissione quadripartito che includa l’Unione Africana, le Nazioni Unite, l’Unione Europea e gli Stati Uniti, gli Emirati hanno proposto un piano alternativo, inclusivo della pacificazione nella regione dell’Al-Fashaga.
L’iniziativa emiratina, di cui si era iniziato a parlare lo scorso gennaio dopo i primi colloqui organizzati per conto di Abu Dhabi dall’ex leader di Fatah Mohammed Dahlan – oggi consigliere per la sicurezza del principe ereditario Mohammad bin Zayed – prevede il ritiro delle forze sudanesi dall’area dell’Al-Fashaga e il dispiegamento di una forza di interposizione internazionale, con il compito di stabilizzare la crisi e avviare un dialogo bilaterale finalizzato a risolvere la disputa territoriale ancor oggi connessa agli accordi del 1902 e ai successivi accordi complementari del 1972.
Meno chiaro, invece, quale sia l’oggetto del piano di mediazione emiratina sulla questione della diga del GERD, e su questo punto una delegazione sudanese di è recata il 27 marzo ad Abu Dhabi, per discuterne con le locali autorità politiche. La delegazione sudanese è di altissimo livello, composta dal ministro degli esteri Mariam Al-Sadiq, dal ministro della difesa Ten. Gen. Yassin Ibrahim, dal ministro della giustizia Nasreldin Abdelbari, dal presidente della Commissione Nazionale sui Confini Muaz Tango e dal vicedirettore dell’intelligence Ten. Gen. Ahmed Ibrahim Mufaddal.