Il Ramadan, dal 12 aprile, porterà consiglio nella politica della Somalia? Alla vigilia, si osserva il medesimo andamento di colloqui non fruttuosi (in ultimo il 6 aprile), se non per poter addossare all’avversario la responsabilità della loro inconcludente ripetitività.
Il disaccordo e la mancanza di fiducia reciproca vengono da lontano, da ben prima dell’ultima crisi. Dopo trenta anni di guerra civile, dissidi e polarizzazione le aspettative sono tanto basse che anche nel prendere parte agli incontri nel fortificato aeroporto internazionale di Mogadiscio ciascun leader si è trascinato con sé il proprio gruppo di guardie personali – talune pesantemente armate. Si tratta di esibirle certo, o di incutere timore, ma dal momento che nessuno confida nel suo vicino di tavolo nemmeno per la propria incolumità, non è plausibile attendersi un risultato politico anche di corto respiro.
Questo limbo dura ormai da mesi, ha permesso al Presidente Farmajo di guadagnare tempo, ma ne conferma le difficoltà a convincere altri a dargli ancora credito e acconsentire a un suo nuovo mandato. Si tratta in primis di Madobe e Deni leader di Oltregiuba e Puntland: un accordo andava in questo senso a settembre, ma si sarebbe trattato della prima volta in assoluto e i seguiti testimoniano come quella fosse una ipotesi prematura. L’opposizione, molto variegata, ha uguali difficoltà a condensare un percorso differente, un candidato e dunque una via di uscita che non sia la contestazione. La diffidenza verso Farmajo è con buona approssimazione la medesima che è riservata ad altri presunti alleati.
Quando questo percorso ha rischiato tuttavia di precipitare nuovamente il Paese nel baratro della guerra, si è assistito a un passo indietro da parte di tutti. Ciò indica che se non esiste un afflato comune verso l’altro, esiste almeno un limite verso il basso a evitare una definitiva involuzione e violenza diffuse. Contribuisce a questo risultato anche l’interesse esterno a che la situazione, se non migliore, nemmeno debba diventare peggiore di questa.
Una esplosione è avvenuta in questo contesto a Baidoa – contro il Governatore locale del Bay – e vi ha provocato 4 vittime e 6 feriti; un’altra a Mogadiscio nel quartiere Huriwa ha preso di mira alcuni militari, con una vittima. Il primo degli episodi, verificatisi il 10 aprile, è stato rivendicato dagli Al Shabaab e denota una possibile involuzione; il Ramadan è per gli estremisti un periodo nel quale intensificare gli attacchi, elemento che costituirebbe un ulteriore ostacolo alla crisi.