Ancora violenze nella regione del Darfur Occidentale, dove gli scontri inter-comunali hanno fatto salire il totale delle vittime a 144 e a 230 quello dei feriti nel corso dell’ultima settimana.
La principale area dei combattimenti resta il capoluogo regionale di El Geneina, dove i membri dell’etnia Masalit continuano a scontrarsi con i nomadi arabi, mentre le forze militari agli ordini del governatore Mohamed Abdallah Douma sono riuscite a fatica a sedare la violenza e riportare la calma tra l’8 e il 9 aprile.
Si registrano continuamente, tuttavia, saccheggi e razzie soprattutto dei generi alimentari e dei medicinali, rendendo molto difficile le attività poste in essere delle autorità per il ritorno alla stabilità soprattutto all’interno del capoluogo regionale.
Ulteriore grave problema è rappresentato dalle migliaia di sfollati, riversatisi nelle campagne per sfuggire alle violenze perpetratesi nella città di El Geneina ed ora esposti tanto al rischio delle violenze da parte delle bande, tanto a quello della scarsità di cibo e medicinali.
Il governo sudanese cerca di accelerare sul piano politico il processo di riconciliazione nazionale che dovrebbe portare, tra le altre cose, anche alla stabilizzazione del Darfur Occidentale, dove, tuttavia, il problema della violenza è purtroppo anche alimentato dalla sedimentazione di problemi che affondano le loro radici nella spregiudicata politica di confronto etnico intenzionalmente alimentata dall’ex presidente Omar al-Bashir, e che ancora in buona parte della regione divide gli interessi delle comunità stanziali africane dei Masalit da quelle nomadi arabe dei Rizeigat.
Il Generale Abdel-Fattah Burhan, a capo del Consiglio Sovrano, si è recato in visita nella regione per coordinare con le autorità locali le azioni di contenimento della violenza e il coordinamento dell’assistenza ai profughi, cercando di ristabilire le condizioni per il rientro del personale ONU ad El Geneina, che rappresenta il centro regionale logistico di raccordo delle operazioni condotte dalle Nazioni Unite.