L’Alta Corte del Kenya ha sospeso l’8 aprile la decisione del governo di chiudere i campi profughi di Dadaab e Kakuma al confine con la Somalia.
Parziale e temporanea vittoria per l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHCR), che è riuscita ad ottenere dalla giustizia keniota una proroga nella chiusura dei campi e la possibilità di individuare una soluzione politica al problema.
La chiusura dei due enormi campi profughi che nel corso degli anni hanno dato ospitalità a centinaia di migliaia di somali in fuga dalle violenze nel proprio paese era stata chiesta alcune settimane fa dal ministro degli interni keniota Fred Matiang’i, che aveva dato l’impossibile termine di due settimane all’UNHCR per elaborare un piano di evacuazione e chiusura.
Il ricorso dell’UNHCR all’Alta Corte di giustizia del Kenya ha determinato una sospensione di 30 giorni del provvedimento emanato dal ministro degli interni e le Nazioni Unite sembrano confidenti nella possibilità di un prolungamento della sospensione, cercando in tal modo di favorire sul piano della politica il problema.
La decisione del governo del Kenya di chiudere i campi, infatti, segue di poco la rottura delle relazioni diplomatiche con la Somalia e si inserisce nel quadro di una tensione crescente tra Nairobi e Mogadiscio su temi diversi tra loro, come la definizione del confine marittimo tra i due paesi, il ruolo del Kenya in Somalia in seno all’AMISOM e, più in generale, l’ingerenza lamentata dalla Somalia nella gestione dei propri affari interni.