Dopo quasi un mese dall’ammissione della presenza eritrea nel Tigrai da parte del premier etiopico Abiy Ahmed, anche l’Asmara conferma esplicitamente di aver preso parte al conflitto, con una lettera che il 16 aprile il ministro dell’Informazione eritrea ha pubblicato online. Nella lettera, originariamente indirizzata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Eritrea prende una posizione netta riguardo alla sua partecipazione al conflitto.
L’annuncio arriva esattamente il giorno dopo la dichiarazione del capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Coordinazione degli Affari Umanitari (UNOCHA), Mark Lowcock, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU nella quale si afferma che non vi è nessuna prova che le forze eritree si stiano ritirando dalla regione. Anzi, come nei mesi precedenti, continuano ad arrivare notizie di numerose atrocità commesse dalle forze eritree, fra cui esecuzioni sommarie e stupri di gruppo, anche se tuttora non vi sono prove certe in merito.
Nella lettera in cui annuncia la propria partecipazione attiva al conflitto, inoltre, l’Eritrea informa la comunità internazionale che è d’accordo, di concerto con Addis Abeba, nella decisione di ritirare le proprie truppe e di schierarle lungo il confine internazionale. Questo in quanto, secondo Asmara, “il TPLF è stato fondamentalmente fermato”.
Come suggerito dall’analista esperto di Etiopia dell’International Crisis Group (ICG) William Davison, la lettera si inserisce nel contesto del mutamento della strategia adottato già da Addis Abeba nell’ultimo mese. La crescente pressione internazionale, infatti, dovuta in primis all’impegno delle ONG sul campo poi seguite anche dall’ONU e da vari stati, ha posto i due paesi – e le loro presunte violazioni dei diritti umani durante il conflitto – al centro del discorso pubblico internazionale. Dall’altra parte, dopo l’annuncio etiopico della presenza eritrea in Tigray e del suo prossimo ritiro, il silenzio da parte di Asmara è stato piuttosto imbarazzante. Essendo i due governi alleati nella guerra, una differenza di vedute simile sarebbe stata probabilmente vista come preoccupante, se non minacciosa, da parte etiopica.
Essendo stato condiviso da entrambi i paesi l’annuncio del ritiro delle truppe eritree, la comunità internazionale si aspetta adesso che questo avvenga nel più breve periodo possibile. Tuttavia dati i mesi di diniego di Eritrea ed Etiopia riguardo alla partecipazione eritrea, probabilmente la situazione verrà continuata ad essere monitorata da vicino dalla comunità internazionale. Con ciò, la nostra speranza, è che anche gli aiuti umanitari e le eventuali violazioni dei diritti umani ancora in corso possano finire nel breve periodo.