I vertici dell’intelligence sudanese hanno comunicato alla stampa il 17 aprile come le informazioni circolate nei giorni precedenti, relative all’imminenza di un viaggio di una propria delegazione in Israele, siano da considerarsi infondate.
Una storia complessa, quella emersa negli ultimi giorni in Sudan, che dimostra quanto delicata politicamente e socialmente sia la dimensione dell’annunciata normalizzazione delle relazioni con Israele, e quali rischi politici possa generare nell’ancora instabile nuovo assetto istituzionale sudanese.
Non è un mistero la ragione che ha spinto il Sudan ad accettare l’offerta dell’ex presidente USA Donald Trump per riallacciare i propri rapporti con Israele, revocando nelle scorse settimane una specifica legge del 1958 che stabiliva la rottura dei rapporti diplomatici e il boicottaggio del paese.
Le gravi condizioni politiche e soprattutto economiche del paese africano, hanno indotto le autorità ascese alla caduta dell’ex dittatore al-Bashir ad accettare l’offerta formulata da Washington e abbinata allo sblocco dei fondi della Banca Mondiale, nell’ottica di una prospettiva soprattutto economica.
Al tempo stesso, tuttavia, la questione del rapporto con Israele si presenta particolarmente sensibile sul piano sociale, rischiando di generare malumori che – in una situazione di generale instabilità come quella attuale – potrebbero facilmente degenerare in violenza.
Per questa ragione, l’approccio delle autorità politiche sudanesi alla questione del rapporto con Israele è stato sempre gestito attraverso una marcata discrezione, nel rispetto di una regola non scritta – ma chiara a tutti – finalizzata ad impedire che l’argomento si trasformi in una questione di scontro politico.
È in questo contesto, dunque, che ha preso corpo la recente questione del presunto viaggio della delegazione dell’intelligence di Khartoum presso i propri colleghi di Tel Aviv. Alcuni funzionari locali – sotto anonimato – hanno confermato nei giorni scorsi l’intenzione di una delegazione dell’intelligence nazionale di recarsi in Israele, riferendo la notizia ad un giornalista delle Reuters.
L’annuncio della missione in Israele ha tuttavia generato malumori all’interno di alcune componenti politiche locali, costringendo le autorità militari ad una secca ed immediata smentita della notizia attraverso l’agenzia stampa nazionale SUNA.
Non è chiara la dinamica dei fatti ma, allo stato attuale, sembra verosimile che i vertici militari sudanesi avessero accettato con discrezione nelle scorse settimane un invito rivolto dalle omologhe strutture israeliane per una riunione bilaterale a Tel Aviv. La notizia, fatta trapelare alla stampa internazionale da due fonti anonime – probabilmente in modo intenzionale – ha determinato la protesta di alcune formazioni politiche, costringendo le autorità militari di governo a ritrattare.
In un clima di generale imbarazzo, quindi, i vertici militari hanno commentato blandamente la notizia, riferendo di precedenti accordi poi mutati per sopravvenute esigenze politiche, lasciando intendere che una prima conferma del viaggio sarebbe stata poi modificata in quanto ritenuta inopportuna.