I media internazionali sottolineano l’avvenuto ripristino il 6 maggio dei rapporti diplomatici tra il Governo di Mogadiscio e quello di Nairobi, interrotti da dicembre. A breve, dovrebbero migliorare soprattutto i traffici transfrontalieri.
La mossa corona un articolato tour del mediatore e Inviato Speciale del Qatar al-Qahtani, in Somalia dal 1° maggio. La sua fitta agenda di incontri è un who’s who dei grandi decisori in questo lembo del Corno d’Africa: le Autorità federali; i leader di opposizione, non solo l’ex Presidente Sheikh Ahmed che tende a emergere come punto di convergenza quanto anche l’ex Primo Ministro Ali Kheyre e Warsame leader del Wadajir; i Governatori regionali dal Somaliland al Puntland; infine ma non ultimo il Presidente del Kenya Kenyatta.
Siamo a un anno zero del percorso verso presidenziali e legislative, con il voto in ritardo di mesi. Il promesso riavvio è nelle mani del Premier Roble, che ha già invitato i leader regionali a un giro di negoziati per giovedì 20 maggio, per risolvere la faida e tracciare un percorso verso il voto. Per accettare, Madobe ha reiterato la sua richiesta di trasferire al Premier anche la gestione della sicurezza: ciò esautorerebbe di fatto il Presidente Farmajo – secondo un cavallo di battaglia del fronte antigovernativo. Per raffreddare questo fronte Roble ha invitato i militari disertori a rientrare nelle proprie basi lasciando libero il campo di Mogadiscio per l’azione politica, ricevendone l’assenso. Formata inoltre una Commissione per gestire la crisi. A Farmajo sono dunque rimasti per ora compiti ancillari, visibili nelle sue scarne dichiarazioni pubbliche.
L’Inviato qatariota da parte sua ha assicurato la neutralità del suo Paese, intento a veder voltata la pagina della sterile contrapposizione. Doha ha rapporti stretti con l’attuale élite di governo, ma in ultimo resta bisognosa di tutelare i propri decennali investimenti con una normalizzazione della tensione politica.
Giunta inoltre la nomina dell’Alto Rappresentante dell’Unione Africana, individuato in John Mahama – ex Presidente del Ghana come già il suo predecessore Rawlings. Anche questa notizia conferma come sul versante internazionale si intenda contenere e raffreddare in breve la crisi. La comunità anglofona resta quella dotata di maggiore protagonismo sul dossier somalo.
Il focus dell’azione dell’Alto Rappresentante dell’UA è favorire le relazioni interne, che erano state pietra di inciampo proprio nel rapporto con il Kenya, per le forti ingerenze lamentate dal Presidente Farmajo. La normalizzazione dei rapporti bilaterali potrà comportare una riduzione di queste influenze; sarebbe ingenuo e vano identificarne la fine sic et simpliciter, mentre la Somalia è a un tornante difficile della propria vita politica e resta in questo momento una parte debole nella regione.
Smentito tuttavia il ritiro del contenzioso sul confine marittimo innanzi alla Corte Internazionale di Giustizia e che il Kenya spera di risolvere proprio attraverso l’Unione africana. Questo dossier resterà un test più profondo e affidabile sulla direzione che si vorrà imprimere alle relazioni bilaterali, dunque a quelle regionali.