Quasi a voler subito smentire il riavvicinamento tra Kenya e Somalia o comunque a voler raffreddare i facili entusiasmi, l’Autorità per l’Aviazione keniota ha sospeso per tre mesi i voli per la Somalia (11 maggio) e impedirà l’uso dello spazio aereo nazionale ai voli commerciali somali. Restano possibili i voli umanitari o sanitari e sono stati effettuati due voli cargo verso il Somaliland per recapitarvi materiale elettorale.
Fino a sei voli giornalieri univano Nairobi a Mogadiscio prima che la rottura dei rapporti diplomatici bilaterali rendesse questi collegamenti più rarefatti.
Non sono state fornite spiegazioni ufficiali per la decisione keniota. Casi del genere possono essere motivati da impellenti minacce alla sicurezza del volo, ma il Direttore dell’Autorità esplicitamente rimanda a una “decisione governativa”, che dunque investe l’alveo più puramente politico.
La decisione segue in effetti il rifiuto somalo a sbloccare l’importazione del khat dal Kenya, stupefacente legale molto consumato nell’intera regione, che è voce importante del commercio. Sempre l’11 maggio, la società emiratina DP World ha annunciato l’intenzione di investire un miliardo di dollari nel prossimo decennio per potenziare il corridoio Wajaale-Berbera e collegare il porto nel Somaliland alla città etiope.
La Somalia resta dunque al centro di mire multiformi e a confermare le difficoltà a gestirle è giunto peraltro il rifiuto somalo rispetto alla decisione dell’UA (Unione Africana) di assegnare all’ex Presidente ghanese Mahama le funzioni di Inviato Speciale per la Somalia. Mogadiscio ne denuncia i legami ramificati con il Kenya.
Il Ministro somalo degli Esteri Abdirazak ha perciò scritto al Presidente dell’UA in via ufficiale una missiva che lo avverte di tale ostilità – e della quale la stampa keniota evidenzia gli errori grammaticali. In generale Mogadiscio ritiene tale figura sia superata dagli eventi, soprattutto dati gli incontri che il Premier Roble ha convocato per il 20 maggio con i leader di opposizione; questi ultimi però accusano il Presidente Farmajo di critiche strumentali a Mahama, volte a far fallire i negoziati. Roble deve mostrarsi autonomo per poter conseguire risultati in così breve tempo e a fronte di tante difficoltà. Un attentato rivendicato dagli Al Shabaab a Mogadiscio (9 maggio) ne rammenta la pericolosità fin nella capitale.
Mentre Farmajo incontrava perciò in Uganda il Presidente della Commissione UA, poi rompeva il digiuno con una delegazione di imprenditori e uomini di affari somali, il Premier Roble si è recato in Arabia Saudita per il pellegrinaggio dell’Umrah: un modo per rimarcare le distanze l’uno dall’altro, che è anche strumentale a svolgere le elezioni e mantenere viva la transizione nonostante gli ostacoli. Il solo rinnovo della Missione AMISOM in questo quadro appare un atto dovuto, ma non un viatico per la stabilità.