L’Etiopia ha smentito il 29 maggio le accuse mosse dal Sudan in merito all’avvio della seconda fase di riempimento del bacino idrico del GERD, chiedendo a Khartoum di divulgare le prove e i risultati degli esami idrometrici che il Sudan dichiara di aver condotto per determinare con precisione i volumi delle acque del Nilo Azzurro.
La nuova fase di tensione interviene a pochi giorni dal termine dell’esercitazione militare congiunta tra Egitto e Sudan, impostata – pur senza definirla tale – come attività per dimostrare le capacità dei due paesi nel gestire una eventuale crisi militare con l’Etiopia.
Secondo le accuse formulate dal negoziatore sudanese per la questione del GERD, Mustafa Hussein al-Zubair, l’evidenza dell’avvio della seconda fase di riempimento è stata dimostrata da Khartoum attraverso rilevazioni idrometriche dei flussi e dall’analisi fotografica dei lavori della diga, che dimostrano un innalzamento della parete principale.
Secca smentita da parte di Addis Abeba, che definisce pretestuose e prive di fondamento le accuse formulate dal Sudan, riconducendole da una parte all’azione politica dell’Egitto e dall’altra alla contestuale crisi in atto nella regione di confine dell’al-Fashaga.
Il 26 maggio si è invece recato in visita in Qatar il capo della task force etiopica per il Tigrai, Redwan Hussein, incontrando il vice primo ministro e ministro degli esteri di Doha, Mohamed bin Abdul-Rahman Al-Thani. La visita si inserisce nel quadro di un tentativo dell’Etiopia di spezzare la strategia di isolamento internazionale promossa dall’Egitto nella regione, e che ha visto recentemente rinsaldare i rapporti del Cairo con il Kenya, Gibuti, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.
La questione del GERD è stata un elemento centrale nei colloqui di Doha, nell’intento di favorire un sostegno da parte del Qatar al progetto dell’Etiopia.