Il ministro degli Esteri dell’Eritrea, Osman Saleh, ha inviato il 7 giugno una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, accusando gli Stati Uniti e il presidente Joe Biden di fomentare l’instabilità regionale e di aver sostenuto per oltre vent’anni le politiche del Tigray People’s Liberation Movement (TPLF), fautore delle politiche egemoniche che hanno portato al conflitto tra Eritrea ed Etiopia e alle più recenti violenze nella regione del Tigrai.
Il ministro degli esteri eritreo ha voluto poi ricordare l’impegno del primo ministro etiopico Abiy Ahmed nel contrastare i disegni bellicosi del TPLF, favorendo al contempo la pace con l’Eritrea e cercando di impedire al vertice della giunta tigrina di perseguire il proprio piano di destabilizzazione dell’Etiopia e dell’Eritrea.
L’intervento delle forze federali etiopiche nel Tigrai, ha aggiunto Osman Saleh, è stato determinato dall’attacco da parte del TPLF alle locali guarnigioni dell’esercito nazionale.
La lettera di Osman Saleh al Segretario Generale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non fa menzione alcuna della presenza di forze eritree nel conflitto in corso nella regione etiopica del Tigrai, insistendo in tal modo nella discutibile strategia imperniata sull’indisponibilità ad ammettere il proprio ruolo nel conflitto, nonostante l’ammissione da parte del governo etiopico e le reiterate richieste della comunità internazionale per un immediato ritiro delle proprie forze armate.
Osama Saleh insiste nella sua lettera nell’accusare il TPLF di aver organizzato una campagna di disinformazione sul conflitto in Tigrai, sostenuta da numerosi paesi stranieri, chiedendo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di “adottare misure adeguate per correggere questa ingiustizia”.
Il ministro degli esteri eritreo ha anche criticato il Dipartimento di Stato USA per la recente decisione di adottare restrizioni sui visti nei confronti di alcuni esponenti dei governi di Asmara e di Addis Abeba, definendo questi provvedimenti come “l’ultima di una serie di intimidazioni e interferenze”.