Il percorso verso il voto è dunque diventato realtà, anche con l’assenso via Zoom di Gudlawe Presidente dell’Hirshabelle, che aveva inizialmente boicottato l’incontro con il Premier Roble.
Confermato il modello indiretto nel quale i Presidenti degli Stati federali indicheranno i senatori, ciascuno dei quali dovrà poi attendere l’approvazione dei Parlamenti locali; a seguire, speciali delegati scelti dai notabili dei clan indicheranno i deputati. I parlamentari così designati e riuniti in seduta comune voteranno infine a maggioranza un nuovo Presidente federale. Raddoppiato il numero dei seggi elettorali e dei delegati rispetto alle elezioni del 2017, alcune misure puntano ad avere una maggiore presenza di donne in Parlamento.
Una cena nella serata di martedì 29 giugno, offerta dal Presidente del Galmudug Kariye con ospiti il Premier Roble, il Presidente del Puntland Deni, il Presidente del Sud-ovest Laftagareen e il Presidente dell’Oltregiuba Madobe altre ad alcuni altri membri dell’opposizione ha suggellato il clima cordiale in cui questo negoziato è stato condotto – anche se si rinvengono ancora numerosi motivi di inciampo nella composizione del Comitato elettorale e delle Sottocommissioni. È facile inoltre ipotizzare che le elezioni indirette saranno guidate soprattutto da alleanze di potere ed economiche, volte a salvaguardare posizioni di vantaggio.
Le celebrazioni del 1° luglio sono state dunque ulteriore occasione per rinnovare l’appello all’unità, questa volta da parte di un Presidente Farmajo che resta ai margini di questa fase politica. Farmajo resta nondimeno tra i favoriti di una competizione che può ora iniziare a prendere forma; egli gode di un robusto sostegno da parte del proprio clan e da quanti ritengono debba prevalere un modello centralista, sebbene egli sconti forti critiche sulla gestione del voto e delle relazioni con l’estero e per la mancanza di progressi sulla sicurezza.
L’indomani 2 luglio è infatti avvenuta una forte esplosione a Mogadiscio, dove un attentatore suicida si è lasciato esplodere in un bar frequentato anche da militari, perché prossimo alla sede dell’intelligence nazionale; dieci le vittime e nove i feriti. Ciò mostra come le minacce del terrorismo Al Shabaab siano ancora presenti fin nella capitale; esse hanno causato altri eventi violenti nel Basso Giuba a Dhobley, dove militanti hanno attaccato un cantiere uccidendovi tre lavoratori kenioti e ferendone un altro; nel Medio Scebelli a Mahaday, dove sono stati esplosi colpi di mortaio contro una base AMISOM, con quattro vittime tra i soldati burundesi; nel Medio Giuba a Jilib, dove i terroristi hanno ucciso cinque persone ritenendole cospiratori.
Il voto può aumentare il rischio di queste violenze, come sottolineato dai Comandi statunitensi di AFRICOM. Gli effetti della crisi economica e del cambiamento climatico continuano a pesare sulle sfere di sicurezza, rendendo più facile al terrorismo mantenere salda la presa sulle popolazioni non tramite l’ideologia, ma offrendo loro un lavoro e sicurezza alimentare.
È perciò necessario migliorare i profili economici specie delle regioni frontaliere meridionali e a questo proposito rileva l’incontro tra Roble e l’Ambasciatore del Kenya in Somalia Tumbo. Nei prossimi mesi è probabile si assista a nuove interlocuzioni lungo questo canale, che resta determinante nella politica somala.
In attesa della formalizzazione delle candidature, tra gli altri aspiranti alla carica di presidente gli osservatori somali si concentrano sull’ex Ministro dell’Interno Guled, alternativa ai veterani come Sheikh Mohamud o Sheikh Sharif. Resta ad ora sullo sfondo anche l’ex Premier Ali Khaire, in una gara che si farà di certo affollata.