Gli incontri diplomatici sostenuti nel corso degli ultimi giorni dal vice primo ministro e ministro degli Esteri dell’Etiopia, Demeke Mekonnen Hassen, denotano un crescente nervosismo delle autorità federali e la crescente diffusione di una narrativa di colpevolizzazione della comunità internazionale per il disastroso esito del conflitto nella regione del Tigrai.
In un crescendo di rimostranze, il ministro Mekonnen ha espresso in più occasioni la propria disapprovazione per quella che ritiene essere una posizione parziale e di parte della comunità internazionale in merito soprattutto al ruolo del TPLF, rassicurando invece costantemente circa l’impegno di Addis Abeba per il rispetto del cessate il fuoco.
Il ministro degli Esteri Mekonnen ha incontrato il 28 luglio ad Addis Abeba Rosemary Di Carlo, sottosegretario dell’ONU per gli affari politici e della pace, con la quale ha discusso della crisi in Tigrai assicurando l’impegno dell’Etiopia per il cessate il fuoco. Il ministro ha tuttavia lamentato la violazione della tregua da parte del TPLF, chiedendo all’ONU un concreto impegno affinché eserciti la sua capacità politica sulle autorità del Tigrai.
Posizioni simili sono state espresse anche il giorno successivo con Marc Garneau, ministro degli Esteri del Canada, con il quale il ministro degli esteri Mekonnen ha avuto un conversazione a distanza il 29 luglio, e al quale ha assicurato il rispetto del cessate il fuoco da parte dell’Etiopia in Tigrai, manifestando tuttavia preoccupazione per quello che ha definito come il silenzio della comunità internazionale in merito al ruolo e al comportamento del TPLF. In particolar modo, secondo Mekonnnen, la comunità internazionale non ha espresso alcuna manifestazione di condanna nei confronti dell’azione militare tigrina, che impedisce in questo momento il regolare flusso degli aiuti umanitari, favorendo al tempo stesso l’incremento esponenziale del numero di profughi.
Toni decisamente più aspri, infine, quelli utilizzati il 30 luglio nel corso dell’incontro ad Addis Abeba con Martin Griffiths, sottosegretario dell’ONU per gli affari umanitari e coordinatore delle operazioni di gestione delle emergenze. Il ministro Mekonnen, nel ribadire ancora una volta l’impegno del governo federale per il cessate il fuoco nella regione del Tigrai, ha apertamente accusato la comunità internazionale di incoraggiare l’impunità del TPLF con i suoi atteggiamenti omertosi, che lasciano libero spazio all’azione delle forze tigrine impedendo la soluzione della crisi e la puntuale gestione degli aiuti umanitari.
La posizione del governo federale appare in questo momento estremamente fragile e con poche alternative nella gestione del conflitto. Il rispetto del cessate il fuoco, più che una concessione appare come una necessità, per riconsolidare la propria capacità militare dopo la disastrosa ritirata da Macallè e la cattura di un gran numero di prigionieri. Ciò che allarma tanto il governo federale quanto la comunità internazionale, invece, è la possibilità di una progressiva estensione del conflitto tanto nell’ovest del Tigrai contro le forze Amhara, quanto ad est in territorio Afar, con l’obiettivo di conquistare – o rendere difficilmente percorribile – la direttrice ferroviaria in direzione di Gibuti.