Secondo il Dipartimento di Stato USA, l’Eritrea avrebbe nuovamente potenziato la propria presenza militare nella regione etiopica del Tigrai, inviando nuovi contingenti delle proprie forze armate nell’area di Humera e Adi Goshu.
Il rafforzamento eritreo nelle regioni occidentali del Tigrai è funzionale al mantenimento della regione nel più totale isolamento, impedendo la possibilità di un’apertura ad ovest verso il Sudan, isolando il Tigrai chiuso a nord dalla stessa Eritrea, ad est dalla regione Afar e a sud dall’Amhara,
L’invio di nuove unità militari, dopo il parziale ripiegamento dello scorso giugno, si sarebbe reso necessario in conseguenza delle difficoltà incontrate dalle milizie regionali Amhara, non solo incalzate in Tigrai dal TDF ma anche sulla difensiva sul proprio territorio, dove le milizie del TPLF hanno lanciato ad agosto un’offensiva per cercare di conquistare lo snodo stradale di Gondar, che rappresenta l’arteria vitale per il mantenimento della linea logistica dei rifornimenti nel Tigrai occidentale.
Allo stesso modo, la regione del Tigrai resta in tal modo totalmente priva di un canale autonomo di gestione dei flussi degli aiuti umanitari, determinando non solo un forte incremento della crisi umanitaria ma anche una concreta difficoltà nella gestione delle linee di rifornimento delle proprie unità militari impegnate sui tre fronti a est, sud e ovest.
Per discutere di questi sviluppi, il primo ministro Abiy Ahmed e il presidente eritreo Isaias Afwerki si sarebbero incontrati segretamente ad Asmara il 17 agosto. Secondo quanto affermato dal Dipartimento di Stato USA, il premier etiopico, in viaggio verso la Turchia per una visita ufficiale, avrebbe fatto una sosta ad Asmara di alcune ore, incontrando il capo dello stato eritreo per un vertice di emergenza sull’emergenza militare in corso in numerosi stati regionali dell’Etiopia.
Il 23 agosto, invece, gli Stati Uniti hanno irrogato nuove sanzioni all’Eritrea, come misura per la violazione dei diritti umani nel corso della partecipazione militare eritrea al conflitto del Tigrai. Il Dipartimento del Tesoro USA, attraverso l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) con l’Ordine Esecutivo 13818, ha quindi specificamente indicato come soggetto delle sanzioni il capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa Eritree (EDF), generale Filipos Woldeyohannes, ritenendolo responsabile dei “massacri, saccheggi e stupri” commessi dalle truppe poste sotto il suo comando nella regione etiopica del Tigrai. In virtù delle sanzioni stabilite dal Dipartimento del Tesoro, ogni proprietà ed interesse del genere Woldayohannes negli Stati Uniti deve intendersi congelata, mentre viene fatto esplicito divieto a individui, istituzioni e società di nazionalità statunitense di intrattenere qualsiasi rapporto con l’alto ufficiale.
Il governo eritreo ha respinto con decisione ogni accusa mossa dal governo degli Stati Uniti, definendole “accuse e ricatti assolutamente infondati”, parte di quella che definisce come una campagna denigratoria contro l’Eritrea. Le autorità di Asmara hanno poi chiesto di portare la discussione del caso dinanzi ad una parte indipendente, sfidando gli Stati Uniti a presentare elementi tangibili per sostenere le proprie accuse.
Secondo un rapporto redatto dallo Europe External Policy Advisors (EEPA) di Bruxelles lo scorso 20 agosto, infine, nel confermare la presenza di un gran numero di soldati eritrei nelle regioni orientali del Tigrai, si ipotizza che tale rafforzamento – con l’ingresso anche di unità corazzate e artiglieria – sarebbe funzionale non solo al mantenimento degli equilibri militari nella regione ma anche e soprattutto per lanciare alla fine della stagione delle piogge una controffensiva contro le forze del TPLF.
Secondo il rapporto dell’EEPA, allo stato attuale non sussisterebbe alcun reale interesse delle parti per promuovere un negoziato o favorire un cessate il fuoco, nella reciproca convinzione di poter condurre con successo una campagna militare risolutiva dell’attuale situazione di impasse.