Un ultimatum tra vertici dello Stato è in genere l’anticipazione di un peggioramento nelle relazioni reciproche; la diatriba Roble-Fahad-Farmajo in Somalia non fa eccezione.
Trascorse le 48 ore che il Premier aveva concesso al Direttore dell’Agenzia di Intelligence e Sicurezza nazionale (NISA) per redigere un rapporto ufficiale sulla scomparsa e il presunto decesso dell’agente Ikran Tahrir, egli non aveva ottemperato alla richiesta ma aveva chiesto invece di convocare il Consiglio di sicurezza nazionale. Roble lo ha perciò sospeso dalle funzioni (6 settembre), nominando in sua vece il generale di corpo d’armata Jama, che aveva già ricoperto questo ruolo nel 2013-2014 e chiedendo l’avvio di una inchiesta formale presso la Procura militare.
Queste decisioni sono state salutate dall’opposizione. Il Presidente Farmajo non ha tardato tuttavia a entrare nella tenzone: dapprima affermando la mossa di Roble fosse incostituzionale e perciò nulla o revocata, poi che Fahad non fosse stato licenziato quanto che avesse rassegnato le proprie dimissioni da Vertice degli organismi di informazione – ma solo per divenire Consigliere presidenziale per la Sicurezza nazionale, infine che all’intelligence sarebbe andato il col. Yasin Abdullahi Mohamud Farey. Giornalista, già a capo della redazione di Al Jazeera a Mogadiscio, poi Ministro dei porti nel 2015 nel governo Sharmanke e capo di gabinetto presidenziale, Fahad è descritto come legato al Qatar. Punto di contatto degli sforzi contro Al Shabaab, la sua figura era contestata dalle opposizioni e criticata fino ad adombrare collegamenti con figure del qaidismo.
La spaccatura tra Premier e Presidente riemerge dunque nella sua ampiezza, essendo rimasta sottotraccia negli ultimi cinque mesi. Roble non ha indietreggiato e l’8 settembre è stata la volta di allontanare dal Governo un altro fedelissimo di Farmajo, Hassan Hundubey, sostituito dall’ex Ministro per le Finanze Abdullahi Mohamed Nur come Ministro della Sicurezza Interna. Anche contro questa mossa si sono levate le proteste di Farmajo.
I donor internazionali hanno espresso ‘preoccupazione’ per i dissidi e invitato a risolverli. Colloqui diretti e indiretti (questi mediati dai governatori di Galmudug e SudOvest) sono già in essere per stemperare le tensioni. Non si hanno ancora effetti concreti oltre la stabilizzazione delle nomine, ma si intende evitare che la serie di scontri – dopo essere travasata già sui media – possa poi a tutti gli effetti traslare nelle strutture di sicurezza. Farmajo ha attribuito la titolarità dei dossier di sicurezza a Roble in vista del voto, ma un dissidio così evidente può indurre a manifestazioni nelle piazze o influire sulla lotta al terrorismo e allontanare in ultimo il voto. Le tappe verso le elezioni sono già state rimodulate – con voto per i deputati sino a novembre e presidenziali a dicembre.
Mentre il Kenya ha aperto un ufficio di collegamento con il Somaliland ad Hargheisa, l’indebolimento delle figure centrali non giova alla stabilità nazionale.