Mercoledì la Germania ha proposto la ricandidatura a direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus per un altro quinquennio alla guida dell’organizzazione. Già venerdì è arrivata la prima risposta da parte uno stato africano, il Kenya, ad appoggiare la ricandidatura dello specialista di malaria, primo paese al mondo a farlo.
La prassi vorrebbe che la ricandidatura di un possibile direttore generale venga sempre dal suo paese d’origine, in questo caso l’Etiopia, con cui, però, il 56enne nato ad Asmara (oggi Eritrea), è in contrasto.
L’Etiopia ha tolto l’appoggio a Tedros, teoricamente suo candidato, perché avrebbe usato la sua posizione di direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per sposare la causa del TPLF (Fronte Popolare di Liberazione del Tigrai), gruppo considerato in patria come terrorista. Dal novembre del 2020 è in atto una guerra civile nella regione del Tigrai, in Etiopia, che vede fronteggiarsi proprio il TPLF e l’esercito federale Etiope (FDNE). Queste accuse derivano dal fatto che Tedros, in patria era membro del TPLF e ministro per svariati anni nei governi del partito, ben 11: prima come ministro della salute (dal 2005 al 2012) e successivamente come ministro degli esteri (2012-2016).
Alle accuse di Gen Behranu Jula, generale dell’esercito etiope, di parteggiare per i ribelli tigrini, avendogli procurato le armi, Tedros si è sempre detto estraneo, non prediligendo nessuna delle due parti e preferendo una cessazione delle attività belliche.
L’Etiopia non sembra però essere convinta dell’estraneità del leader dell’OMS e in quest’ottica la forte e immediata presa di posizione del Kenya potrebbe apparire come un affronto agli occhi dei vicini etiopi.