Anche dopo il rientro a Gibuti del presidente Ismail Omar Guelleh lo scorso 20 settembre, proveniente da Parigi dove sembra essersi sottoposto ad alcune cure mediche, non sono cessate nel paese le speculazioni in merito allo stato di salute del capo dello Stato.
Sebbene l’ufficio della presidenza della Repubblica abbia smentito un ricovero, parlando solo di una vacanza per riposare dopo un periodo di intenso super-lavoro, i commenti dei gibutiani sui social media sono di indirizzo contrario, sostenendo l’evidenza di un ricovero e la possibilità di un trattamento sanitario.
Il 23 settembre il presidente Guelleh è poi intervenuto con un messaggio videoregistrato all’apertura della 76° sessione di lavori dell’Assemblea Generale dell’ONU, sottolineando nel suo discorso i temi del cambiamento climatico, della sfida posta dalla pandemia e dall’instabilità della regione del Corno d’Africa, soprattutto con riferimento all’Etiopia e alla Somalia.
Particolarmente tesi appaiono in questa fase soprattutto i rapporti con la Somalia, soprattutto dopo quello che è stato denunciato come l’arresto a Gibuti dell’ex capo dei servizi segreti di Mogadiscio, Fahad Yasin. Il governo locale ha smentito di aver arrestato l’ex capo dell’intelligence somala, sostenendo come tutti i passeggeri del volo della Turkish Airlines su cui viaggiava Yasin – e che era stato fermato a Gibuti – hanno poi raggiunto la destinazione finale ad Istanbul. L’ex capo dell’intelligence somala è poi rientrato a Mogadiscio il 22 settembre a bordo di un jet privato dell’intelligence turca NISA.