Le voci che hanno iniziato a circolare il 20 settembre scorso – subito smentite – relative ad un tentativo di colpo di Stato in Sudan, sono state definitivamente confermate il giorno successivo dal primo ministro Abdalla Hamdok, che ha voluto personalmente informare i sudanesi attraverso la televisione di Stato.
Secondo quanto affermato dal primo ministro, il tentativo di organizzare un golpe sarebbe da addebitarsi ad un gruppo di esponenti delle Forze Armate e alcuni funzionari civili delle istituzioni, riconducibili a frange islamiste leali all’ex presidente Omar al-Bashir.
Decine di arresti sarebbero stati compiuti a Khartoum e in altre località minori del Sudan, mentre il portavoce del Consiglio Sovrano di Transizione, Mohammed al-Faki, ha invitato la popolazione sudanese a scendere nelle strade e difendere le autorità incaricate di gestire la transizione democratica del paese.
La situazione sembra essere tornata poco dopo sotto il pieno controllo delle autorità, mentre hanno iniziato a trapelare i primi dettagli del fallito golpe, che sarebbe stato condotto dal Maggiore Generale Abdel Baki Bakrawi, al comando di alcuni militari giunti a Khartoum dalle regioni di Wadi Omar e Omdurman. L’obiettivo dei militari golpisti sembra essere stato quello di occupare le sedi della televisione e della radio nazionale, venendo tuttavia respinti dai militari lealisti e in breve tempo accerchiati ed arrestati.
Quaranta in tutto sarebbero stati i militari coinvolti nel tentativo di colpo di Stato, sebbene secondo alcune voci anche un certo di numero di funzionari civili delle istituzioni sarebbe coinvolto e attualmente in stato d’arresto.
Il Consiglio Sovrano di Transizione accusa del tentativo di golpe alcuni esponenti delle Forze Armate ancora espressione di quel sistema di potere legato agli islamisti sostenuti dall’ex presidente Omar al-Bashir, mentre il ministro per gli Affari Religiosi, Nasr Eldeen Mofarih, ha affermato come sia necessario cogliere l’occasione per espellere dalle Forze Armate e dalle istituzioni gli islamisti che hanno a lungo sostenuto l’ex dittatore del Sudan.
Secondo le autorità di Khartoum anche le recenti ondate di violenza nella regione del Darfur sarebbero addebitabili alla medesima matrice, nel tentativo di determinare il fallimento del processo di riconciliazione nazionale e far cadere le attuali istituzioni transitorie.
In una intervista rilasciata al New York Times, Amjad Farid, ex vice capo di gabinetto del primo ministro Abdalla Hamdok, ha affermato che dal 2019 sono stati diversi i tentativi di colpo di Stato orditi in Sudan da esponenti delle Forze Armate ancora leali all’ex dittatore Omar al-Bashir e scontenti delle modalità di gestione della politica da parte del governo di transizione. Secondo Farid è urgente avviare la riforma delle istituzioni facendo transitare sotto le autorità civili l’intero controllo degli organi dello Stato, incluse soprattutto le Forze Armate.