In una recente intervista rilasciata al giornale online The Africa Report, il ministro degli Esteri di Gibuti Mahmoud Ali Youssuf ha commentato l’evoluzione della crisi in Etiopia e le possibili conseguenze per Gibuti.

Il ministro si dice certo della capacità dell’Etiopia di resistere all’attuale complessa dinamica in atto nel Tigrai, e delle concomitanti spinte regionali alimentate dal nazionalismo etnico, ritenendo che non sussista il rischio di una frammentazione del paese.

Al tempo stesso Mahmoud Ali Youssuf ritiene che i rischi in termini di sicurezza per la regione siano presenti e concreti, sebbene affrontati con capacità tanto dalle autorità di Addis Abeba quanto da quelle di Gibuti.

Traspare in realtà dalle parole del ministro degli esteri un certo timore per la stabilità regionale e, soprattutto, per le possibili conseguenze di una prolungata fase di conflitto in Tigrai e nelle aree limitrofe, dove – sebbene il ministro sia cauto nelle affermazioni – potrebbe determinarsi un problema di sicurezza anche per la confinante Gibuti.

Le recenti violenze che hanno diviso le comunità etniche Afar e Somale a Gibuti sono una conseguenza diretta del conflitto in Etiopia, e questo è un dato ben presente alle autorità gibutiane, che cercano di contenere le spinte del confronto etnico attraverso una politica di maggiore inclusione verso le minoranze Afar, in netta controtendenza rispetto al tradizionale approccio del dominante gruppo somalo di Gibuti.

Oltre al timore di un crescente rischio di conflittualità etnica, tuttavia, Gibuti teme anche la possibilità di un contraccolpo economico derivante dall’eventuale riduzione – o, peggio, interruzione – del flusso di merci che dall’Etiopia raggiunge i terminali di carico di Doraleh, attraverso la linea ferroviaria di recente costruzione.

L’ipotesi di un conflitto su larga scala in Etiopia, o ancora peggio una dissoluzione parziale o totale della federazione, potrebbe determinare per Gibuti non solo una pericolosa instabilità sul piano della sicurezza ma anche un disastroso ritorno sull’economia del paese.

È questa la ragione, pertanto, che spinge il presidente di Gibuti Ismail Omar Guelleh a sostenere con convinzione il ruolo e la politica del primo ministro etiopico Abiy Ahmed, pur nell’ambito di una contraddittoria posizione di politica internazionale dove tanto l’Etiopia quanto l’Eritrea sono al contrario sotto i riflettori dell’ONU e degli Stati Uniti, rischiando di vedere applicate pesantissime sanzioni che in modo indiretto coinvolgerebbero anche gli interessi di Gibuti.

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