L’Ambasciata degli Stati Uniti in Eritrea ha divulgato attraverso la propria pagina Facebook i risultati di un’inchiesta condotta dall’Università di Harvard dal titolo “Raccolta sulla Manipolazione dei Media”, che ha dedicato una parte del proprio lavoro all’intenso flusso di informazioni relative al conflitto in Tigrai.
Secondo lo studio condotto dall’università americana il livello della disinformazione sui social media in merito al conflitto nel Tigrai è estremamente elevato, con responsabilità di tutte le parti coinvolte. In particolar modo, tuttavia, il sistema dell’informazione social riconducibile al governo dell’Eritrea avrebbe svolto un ruolo preminente nel tentativo di delegittimare i rapporti sui crimini di guerra commessi dalle proprie forze nel nord del Tigrai, e in particolar modo il massacro condotto nella città di Axum nel novembre del 2020.
La stessa giustizia etiopica, secondo il rapporto, non ha ritenuto opportuno negare l’evidenza delle violenze commesse nella città, pur cercando di alleggerire le responsabilità tanto delle forze etiopiche quanto di quelle eritree.
Al contrario, invece, la rete dei profili Twitter e Facebook riconducibili direttamente al controllo del governo eritreo avrebbe cercato sistematicamente di screditare le fonti dell’inchiesta e la credibilità del rapporto di Amnesty International, inondando la rete di commenti e messaggi costruiti secondo la linea narrativa di Asmara.
Gli account filogovernativi eritrei hanno rilanciato una versione dei fatti costruita sul tentativo del TPLF di influenzare i media attraverso la partecipazione di propri esponenti al processo di raccolta ed elaborazione delle informazioni raccolte da Amnesty International, mentre una collaterale campagna di delegittimazione è stata lanciata attraverso l’impiego di hashtag come #FakeAxumMassacre e #AmnestyUsedTPLFSources.
Secondo il rapporto di Harvard, pur con un numero minore di Tweet rispetto alle sorgenti di informazioni del Tigrai, gli account riconducibili al governo eritreo tendono ad avere un maggior numero di follower, e sono quindi in grado di raggiungere un pubblico più vasto con un minor numero di tweet.
Particolarmente attivo nel rilancio delle informazioni costruite nell’ambito delle campagne di comunicazione sui social media risulta essere il ministero dell’Informazione dell’Eritrea, dove lo stesso account del ministro Yemane Meskel viene quotidianamente utilizzato per delegittimare le voci contrarie.
Particolarmente grave, secondo i ricercatori di Harvard, il tentativo del governo etiopico ed eritreo di attribuire ad un falso prete le rivelazioni del massacro di Axum, delegittimando poi tutti gli altri testimoni come meri esponenti del TPLF.
Secondo lo studio, infine, la gran parte delle piattaforme social che sostengono l’Etiopia e il governo di Abiy Ahmed sono in realtà gestite direttamente da eritrei, nella maggior parte dei casi riconducibili in modo diretto alla rete di sostegno del partito di governo Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia (PFDJ), tanto all’interno del paese quanto nell’ambito della diaspora statunitense ed europea.