Il 4 ottobre, completato lo spoglio delle schede elettorali e ufficializzata definitivamente la vittoria in Etiopia del Partito della Prosperità, Abiy Ahmed ha presentato i membri del nuovo governo al voto del Parlamento federale.

Il nuovo mandato quinquennale di Abiy Ahmed si delinea denso di impegni e gravato da numerosi fattori di rischio, tra i quali i principali restano quelli del perdurante conflitto in Tigrai, dell’instabilità in numerosi stati regionali e dall’incombenza di nuove e più incisive misure sanzionatorie da parte degli Stati Uniti.

Il nuovo governo federale etiopico si presenta più come un rimpasto che non come una vera e propria riorganizzazione delle cariche e delle funzioni, con numerose conferme e di fatto con una linea di continuità rispetto al recente passato.

Tra le novità di maggior rilievo tra i 22 membri del nuovo esecutivo risalta soprattutto la nomina di Abraham Belay, già presidente pro tempore del Tigrai durante le prime fasi del conflitto contro il TPLF, alla carica di ministro della Difesa. Nomina che viene interpretata da molti come un segnale alle autorità tigrine e una conferma dell’intenzione del governo federale di voler rilanciare l’offensiva per la riconquista dello stato regionale ribelle. Abraham Belay è un ex funzionario dell’intelligence etiopica NSA e ha in passato ricoperto l’incarico di ministro della Tecnologia.

Nuovo nome anche alla guida del ministero della Pace, dove è stato nominato Benalf Andulem, già a capo dell’ufficio del Partito della Prosperità di Addis Abeba, che dovrà gestire il difficile dialogo con la comunità internazionale in merito alla gestione del processo di distribuzione degli aiuti umanitari nel Tigrai e del processo di riconciliazione nazionale. Benalf Andulem è considerato un esponente di partito molto vicino al primo ministro, portatore di una visione conservatrice e radicale delle priorità politiche del governo, con il timore che anche in questo caso la nomina coincida con l’intenzione di apportare nuovo vigore alle operazioni militari nella regione del Tigrai.

La gestione degli equilibri politici con le forze espresse dai partiti degli stati entici regionali e delle opposizioni ha poi imposto ad Abiy Ahmed di nominare il presidente del partito Ezema, Berhanu Nega, al ministero per l’Istruzione, il presidente del Movimento Nazionale Amhara, Belete Mola, al ministero per l’Innovazione e la Tecnologia, e il presidente dell’Oromo Liberation Front, Merdasa Tulu, al ministero per la Cultura e lo Sport. Si tratta degli unici tre ministri, su 22, che non sono espressi dal Partito della Prosperità.

Il primo ministro ha voluto operare un mutamento sostanziale al vertice del ministero per l’Acqua, l’Irrigazione e l’Energia, scorporandolo in due nuovi dicasteri. Nel primo, denominato ministero per l’Acqua e l’Energia, ha voluto sostituire l’ex ministro Seleshi Bekele con Habtamu Itefa Geleta, docente universitario e già a capo del Dipartimento idrico dello stato regionale dell’Oromia. Anche in questo caso, il cambio al vertice del ministero responsabile della gestione della complessa questione inerente lo sviluppo della diga del GERD non sembra indicare alcun mutamento di indirizzo da parte del governo. Al vertice del secondo dicastero, denominato ministero per l’Irrigazione e lo Sviluppo delle Pianure, è stato invece nominato alla carica di ministro Aisha Mohamed.

Il primo ministro Abiy Ahmed ha poi confermato Ahmed Shide, già presidente del parlamento dello stato regionale dei Somali, alla guida del ministero delle Finanze. Si tratta di una carica centrale nell’amministrazione federale ed esprime una decisa volontà di perseguire anche in questo caso una strategia di continuità col passato, soprattutto in tema di riforme economiche e privatizzazioni.

Confermato infine nella carica anche il ministro degli Esteri e vice primo ministro Demeke Mekonnen, anch’egli leale alleato del primo ministro e sostenitore di una linea di condotta in politica estera improntata al confronto, soprattutto con gli Stati Uniti.

Nessun mutamento ai vertici degli altri ministeri del paese, mentre sono attese solo sporadiche sostituzioni negli incarichi di vice-ministro e alle direzioni generali dei ministeri. Un rimpasto, quindi, più che un vero nuovo governo, costituito al fine di sancire la legittimità del primo ministro Abiy Ahmed e del Partito della Prosperità, e dal quale non si si aspettano particolari mutamenti in termini di indirizzo politico ed economico.

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