Sabato 16 ottobre diverse centinaia di persone si sono riversate in Sudan nelle strade di Khartoum per chiedere la fine del governo di transizione e l’instaurazione di un governo militare, lamentando la grave crisi economica e chiedendo alle forze armate di prendere il controllo della situazione e ristabilire l’ordine nel paese.
Le manifestazioni fanno seguito a quella che lo scorso 12 ottobre è stata di fatto una richiesta di dimissioni del governo civile da parte dell’autorità militare del paese, presieduta dal generale Abdel Fattah al Burhan, che ha denunciato il fallimento delle politiche del governo civile presieduto dal premier Abdalla Hamdok chiedendo una più ampia partecipazione di partiti alla guida del governo.
L’apparato militare sudanese sfrutta in tal modo il malcontento generato dalla crisi economica per cercare di forzare la mano in direzione di una crisi politica idealmente orientata all’instaurazione di un esecutivo a guida esclusivamente militare, pur con la partecipazione di forze politiche civili che ne avallerebbero il ruolo.
La crisi tra autorità civili e militari del paese è solo strumentalmente costruita sulla grave situazione economica del Sudan, affondando tuttavia le sue radici nell’irrisolto dilemma delle ambizioni di governo delle forze armate. A dispetto delle rassicurazioni circa la volontà di trasferire il potere ad un governo civile regolarmente eletto, infatti, le forze armate del Sudan non solo non intendono – o non riescono – a risolvere il problema dell’autonomia delle molte milizie create all’epoca della dittatura di Omar al Bashir, ma soprattutto non intendono cedere il controllo di ampi settori dell’economia locale e del potere politico di fatto.
Le divergenze tra le autorità civili e militari del governo di transizione sono diventate in tal modo sempre più profonde nel corso degli ultimi mesi, determinando proteste e disordini abilmente cavalcati dall’ala militare attraverso la ramificata rete di connivenze di cui dispone nel paese, e che comprende anche numerose organizzazioni di simpatizzanti del precedente regime. Il tentativo di golpe delle settimane scorse, il blocco del porto di Port Sudan e i disordini della capitale degli ultimi giorni rappresentano solo le ultime delle manovre deliberatamente organizzate per colpire la credibilità del governo civile e chiederne le dimissioni.