Un primo effetto interno della vittoria sul Kenya innanzi alla Corte Internazionale di Giustizia è il ricompattarsi delle posizioni tra il Presidente Farmajo e il Premier Roble. Dopo colloqui mediati dal Governatore del Sud Ovest Laftagaren, è avvenuto un incontro bilaterale a porte chiuse a Villa Somalia, palazzo presidenziale.
Dopo lunghi mesi di confronto anche frontale – in ultimo a settembre sulla NISA (Agenzia Nazionale per l’Intelligence e la Sicurezza) – i due leader hanno raggiunto (21 ottobre) l’agognato accordo per sbloccare e rendere più celere il processo verso il voto.
Il processo per le nomine dei 275 deputati da inserire nella Camera Bassa del Parlamento verrà riavviato nella prossima settimana, a partire dal Somaliland; il dispiegamento di militari dell’AMISOM in alcuni seggi rende con evidenza la decisione di procedere più speditamente. I Governatori federali hanno due settimane di tempo per avviare quanto spetta loro organizzare; l’Oltregiuba ha nominato intanto i suoi restanti 4 senatori, che completano il Parlamento dello Stato.
Non ancora fissata invece resta la data di fine del processo di selezione dei deputati, dunque dell’elezione del Presidente del Parlamento e poi del nuovo Capo dello Stato.
Sono state sistemate anche le nomine al Vertice NISA riassegnata pro-tempore al candidato filo-presidenziale col. Yasin, mentre il gen. Jama (“Goobbe”) indicato dal Premier diverrà Ministro dei Lavori Pubblici e della Ricostruzione. Risolta dunque anche la contestazione di Farmajo sull’assegnazione del Ministero della Sicurezza Interna ad Abdullahi Mohamed Nur, che potrà continuare nell’incarico. Le indagini sulla scomparsa dell’agente Tahlil, evento che a settembre era stato motivo di crisi al vertice, saranno condotte dalla Magistratura ordinaria.
Il 23 ottobre, le acque politiche erano ormai talmente placide da consentire al Premier un bagno di folla al Lido a Mogadiscio, insieme ad Abdullahi Nur e a un nutrito numero di uomini di sicurezza. Il Primo Ministro ha risposto a numerose domande e riaffermato l’impegno alla pace e alla stabilità per la Nazione – che deve essere di tutti. Un evento simile era avvenuto a maggio, due giorni dopo la firma dell’accordo che poneva fine alla fuga in avanti di Farmajo e ripristinava il processo elettorale d’intesa con gli Stati federali.
La ‘vittoria’ può valere per l’opinione pubblica somala come un incentivo a una maggiore unità e fiducia nel sistema internazionale. Non vi sono però sviluppi della vicenda sul lato internazionale. Il Presidente del Kenya ha ribadito la propria volontà a voler proteggere i confini nazionali e questa polarità resta il filo conduttore della relazione bilaterale.
Non ne sono intaccati altri filoni di collaborazione esistenti, quali ad esempio la gestione dei campi per i rifugiati o il contrasto al terrorismo, che di nuovo ha colpito obiettivi minori nelle aree confinarie. La prosecuzione di questi rapporti può costituire un indicatore delle tendenze che ciascun Governo vorrà realmente stabilire nel prosieguo delle relazioni diplomatiche bilaterali.