Si è concluso questo weekend il mese di presidenza del Kenya al consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il paese dell’Africa orientale era stato eletto per un posto non permanente del consiglio di sicurezza, per il biennio 2021-2022, a giugno 2020, prevalendo su Gibuti. La turnazione in ordine alfabetico su base mensile ha portato il paese alla presidenza dell’organo ad ottobre 2021. Quello di questo mese è stato il primo consiglio di sicurezza tenuto in presenza nell’era del post-covid.
Durante la presidenza Nairobi ha emanato due decreti presidenziali, un atto del consiglio di sicurezza che, a differenza della risoluzione, non è legalmente vincolante ed è firmato dal presidente del consiglio. Il primo è stato emanato dopo una conferenza presieduta dalla miniera degli esteri del Kenya, Raychelle Omamo, sul tema delle risorse naturali nella regione dei Grandi Laghi. La ministra ha voluto soffermarsi su questa regione perché, a suo avviso, c’è una forte connessione tra espropriazione delle risorse naturali e conflitti in quell’area. La zona dei Grandi Laghi (nella Rift Valley, attorno alla faglia dell’Africa orientale) necessita, secondo la Omamo, di preservare le sue risorse naturali da “un modello di estrazione e sfruttamento non regolamentato” che non crea nessun beneficio alla zona ma anzi ne aumenta e acuisce i conflitti. La ministra, tuttavia, si auspica nel frattempo l’utilizzo di altro tipo di risoluzione di contrasti tra le nazioni di quel quadrante.
L’altro atto presidenziale emesso è seguito da un’altra conferenza tenuta dal presidente Kenyatta riguardante la relazione tra Nazioni Unite e altre organizzazioni politiche regionali, in primo piano l’African Union. Il consiglio ha dichiarato di voler rafforzare le relazioni con la African Union sulla base di valori comuni e su un comune desiderio di cercare una risoluzione diplomatica dei conflitti nel continente. Il decreto presidenziale ha anche promesso un’accelerazione nell’assistenza al continente nella lotta alla pandemia. É stata anche menzionato e piacevolmente accolto l’impegno fatto in questi anni dai paesi della African Union nel collaborare e nel rafforzare questa fondamentale istituzione.
Sempre la Omamo, ha inoltre tenuto un dibattito interministeriale sul tema della gestione e prevenzione dei conflitti, a cui hanno partecipato 60 delegazioni. Al centro di questo dibattito la ricerca di un superamento dei vecchi modelli di risoluzione dei conflitti, con riferimento in particolare a quelli del in Medio Oriente, uno su tutti quello in Palestina. Successivamente è stato trattato l’argomento della presenza delle donne nel contesto della politica internazionale. Secondo la ministra il ruolo delle donne nella risoluzione dei conflitti è ampiamente sottovalutato ma in realtà estremamente presente e gli stati dovrebbero investirci maggiormente.