La controffensiva delle forze del #Tigrai e delle milizie #oromo contro l’esercito federale dell’#Etiopia e delle milizie regionali #Amhara ha determinato la conquista di due importanti città nell’area del #Wollo meridionale e di avamposti che permettono adesso al TPLF di annunciare l’intenzione di conquistare #Addis Abeba.
L’evoluzione del conflitto tra le forze federali dell’ENDF – e delle milizie regionali a questa alleate – contro le forze tigrine del TDF e quelle oromo dell’OLA è stata caratterizzata da importanti sviluppi nella regione dell’Amhara, dove si registra la gran parte dei combattimenti in atto.
Il portavoce del partito di governo del Tigrai, Getachew Reda, ha annunciato il 1° novembre la conquista di due importanti città della regione Amhara, Dessiè e Kombolcha, entrambe ubicate lungo l’asse viario dell’autostrada A2. La conquista di queste due città, se confermata, comporterebbe anche il controllo dell’intersezione delle autostrade regionali B21 e B11, che collegano longitudinalmente la regione Amhara e quella dell’Afar, mettendo concretamente a rischio anche la linea ferroviaria che collega l’Etiopia a Gibuti. Aprendo alla possibilità di una conquista della stessa capitale.
Il TDF passa all’offensiva
La controffensiva dell’esercito tigrino (TDF) ha preso avvio nell’ultima settima di ottobre, dopo il sostanziale fallimento dell’offensiva lanciata nei giorni precedenti dall’esercito federale e dalle unità militari regionali dello stato dell’Amhara.
Il 24 ottobre le forze del TDF hanno conquistato la cittadina di Kutaber, ponendosi in tal modo direttamente a ridosso della più importante città di Dessiè, dovendo tuttavia poi arretrare il giorno successivo, lasciando nuovamente il controllo della cittadina alle forze federali e dell’Amhara.
Nel tentativo di arrestare quella che appariva ormai chiaramente come un’avanzata tigrina verso sud, le forze aeree dell’esercito federale hanno condotto ripetuti bombardamenti su alcune città ubicate nel nord del Tigrai il 24 ottobre, ed in particolar modo Adua e Mai Tsebri, colpendo depositi e impianti industriali. Nuovi bombardamenti hanno invece interessato la capitale del Tigrai, Macallè, il 26 novembre, dove sono state riferite notizie di vittime tra la popolazione civile.
Ciononostante, l’offensiva delle forze del TDF è continuata in buona parte dell’area del Wollo meridionale, attraverso una spinta militare che lungo il corso dell’autostrada A2 ha raggiunto dapprima la cittadina di Hayk il 25 ottobre, mentre più ad ovest veniva riconquistata Kutaber.
Il 28 ottobre le forze del TDF hanno poi lanciato l’offensiva finale verso la città di Dessiè, convergendo la spinta dell’attacco militare attraverso le due strade che da nord-est e nord-ovest la intersecano in prossimità dell’area dove è ubicata la locale università.
Lo stesso giorno le forze federali hanno intensificato gli attacchi aerei contro la capitale del Tigrai, colpendo numerosi obiettivi tra cui – secondo fonti locali del TPLF – anche una scuola.
Dopo due giorni di furiosi combattimenti, il 30 ottobre le forze tigrine del TDF hanno annunciato l’ingresso sia nella città di Dessiè che nella cittadina di Kombolcha, a circa 10 Km ad est di Dessiè, lungo il percorso dell’autostrada A2 e centro nevralgico per i trasporti terrestri in direzione della regione dell’Afar.
Ne sono seguite due ulteriori intense giornate di combattimenti, con ripetuti contrattacchi sferrati dalle forze federali dell’ENDF, risultati tuttavia privi di efficacia. Il 31 ottobre, infatti, la città di Kombolcha è definitivamente caduta sotto il controllo delle forze tigrine, che hanno contestualmente occupato anche il locale aeroporto e un importante deposito di carburanti. Il giorno successivo è stata invece conquistata Dessiè, mentre inaspettatamente giungeva anche la notizia della conquista da parte dell’Esercito di Liberazione Oromo (OLA) – alleato del TDF tigrino – della cittadina di Kemise, circa 50 Km a sud di Dessiè lungo il percorso dell’autostrada A2 di collegamento con la capitale.
La conquista di Kemise da parte delle milizie dell’OLA potrebbe aver isolato numerose unità dell’esercito federale e delle forze Amhara, chiudendole in una sacca difficilmente difendibile.
La notizia ha destato un grave allarme sul piano federale e del governo locale dello stato Amhara. Il primo ministro Abiy Ahmed ha infatti diramato un comunicato in cui ha chiamato i giovani dell’Etiopia alla mobilitazione generale – messaggio divulgato anche attraverso i social media e prontamente censurato tanto da Facebook quanto da Twitter – mentre il governo regionale dell’Amhara ha decretato il 31 ottobre lo stato di emergenza e imposto il coprifuoco in tutta lo stato, ordinando la confisca dei veicoli privati e la mobilitazione generale.
Il 1° novembre, il portavoce del partito di governo del Tigrai, Getachew Reda, ha annunciato ufficialmente la conquista di Dessiè e Kombolcha, aggiungendo anche la notizia del congiungimento sul terreno delle proprie milizie con quelle dell’Esercito di Liberazione Oromo (OLA), oltre all’intenzione di voler marciare in direzione della capitale Addis Abeba.
Lo stato di emergenza
Con l’aggravarsi della situazione militare nel nord dell’Etiopia, il governo federale di Addis Abeba ha imposto il 2 novembre lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per un periodo di sei mesi, chiedendo ai cittadini di denunciare il possesso di armi da fuoco e di porsi a disposizione delle autorità per la difesa della capitale.
Il governo federale ha anche ordinato alle emittenti radiofoniche e televisive del paese di cessare immediatamente la diffusione di informazioni provenienti dall’estero, mentre numerose licenze giornalistiche sono state sospese e – secondo Voice of America (VOA) – almeno un corrispondente straniero espulso dal paese.
L’offensiva delle forze tigrine e dell’OLA nell’area del Wollo meridionale è nel frattempo evoluta con l’espansione del controllo territoriale a sud di Dessiè e Kombolcha. Le forze del TDF si sono spinte a sud lungo il corso della strada regionale B21 sino al villaggio di Tebasit, e da qui hanno proseguito a sud su strade rurali sino alla conquista del villaggio di Were Ilu, con una manovra che sembra voler convergere ad ovest in direzione dell’autostrada A3 giusto a ridosso della capitale.
Le forze del TDF si sono invece ricongiunte a quelle dell’OLA nell’area di Kemise, a sud di Kombolcha, aumentando il proprio controllo dell’autostrada A2 sino a ridosso del villaggio di Chirete, e poi ancora ad est, lungo il confine con lo stato regionale Afar, dove le forze del TDF e quelle dell’OLA sembrano avere il pieno controllo della strada regionale B11 sino al villaggio di Kasa Gita, ben oltre la linea di confine. Nella stessa area, il TDF e l’OLA dichiarano di aver assunto il pieno controllo dell’area di Bati, lungo tutta la linea di confine con lo stato regionale dell’Afar.
A preoccupare il governo federale è invece la conquista il 1° di novembre da parte delle forze dell’OLA del villaggio di Senbete, a circa 40 chilometri più a sud dell’ultimo avamposto conquistato dalle forze del TDF. Sembrerebbe trattarsi di un’operazione condotta dalle forze dell’OLA contro le forze federali dell’ENDF in rotta verso sud dopo la disfatta di Dessiè.
Il consolidamento di queste conquiste, infatti, rischia di intrappolare un gran numero di soldati dell’ENDF e delle milizie Amhara all’interno di sacche difficilmente difendibili, soprattutto senza rifornimenti, determinando una débâcle senza precedenti nella condotta del conflitto.
In questo modo, le forze del TDF e dell’OLA si trovano adesso a circa 250 chilometri a nord-est della capitale, muovendo in un’apparente mossa a tenaglia orientata ad isolare completamente la capitale sul versante orientale, tagliando ogni collegamento con la regione dell’Afar e al tempo stesso – se le truppe del TDF dovessero raggiungere l’autostrada A3 a nord di Addis Abeba – isolando la regione dell’Amhara e lo snodo in direzione delle città di Bahar Dar e Gondar.
Alla notizia della proclamazione dello stato di emergenza, il Dipartimento di Stato USA ha autorizzato la partenza del personale non essenziale della propria ambasciata ad Addis Abeba e dei familiari dei diplomatici, mentre il ministero degli esteri della Russia ha ufficialmente sconsigliato ai propri cittadini di recarsi in viaggio in Etiopia.
Le disposizioni dello stato d’emergenza sono state poi illustrate attraverso un comunicato televisivo dal ministro della Giustizia Gedion Timothewos, che ha ricordato come qualsiasi forma di sostegno alle formazioni tigrine – considerate un’organizzazione terroristica dal governo federale – saranno punibili con condanne da 3 a 10 anni di carcere.
Tutti i cittadini sono chiamati a difesa del proprio quartiere o dell’area di residenza, registrando le proprie armi personali presso le autorità e sottoponendosi alle direttive da questa emanate per la difesa collettiva.
Viene concessa al governo la possibilità di imporre il coprifuoco nelle principali città del paese, qualora la situazione dovesse richiedere l’adozione di questa misura, che implica la riduzione della libertà individuale di movimento soprattutto nelle ore notturne.
Vengono inoltre concessi i più ampi poteri d’indagine e di ispezione alle forze armate e di polizia, che potranno adesso compiere perquisizioni e sequestri nelle case di cittadini sospettati di aver dato sostegno ideologico e materiale alle forze civili e militari del TPLF tigrino.
Il governo, poi, si riserva possibilità di trasferire l’autorità politica delle aree più direttamente interessate dalla minaccia di un attacco sotto la supervisione militare, con l’adozione di poteri speciali e con la possibilità di limitare o sospendere il ruolo della stampa e delle organizzazioni civili.
Il 3 novembre, infine, è stata pubblicata l’indagine congiunta dell’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e della Commissione per i Diritti Umani nominata dall’Etiopia, nell’ambito della quale vengono denunciati numerosi crimini contro i diritti umani commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto. Secondo gli autori del documento, i crimini commessi potrebbero configurarsi come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.