La controffensiva delle forze tigrine del TDF e delle loro alleate oromo dell’OLA ha interessato un’ampia fascia di confine tra gli stati regionali dell’Amhara e dell’Afar, in Etiopia. L’obiettivo delle forze tigrine è quello di riuscire a conquistare la città di Mile, a circa 80 Km dal confine con la regione Amhara, che rappresenta un vitale snodo stradale in direzione della capitale di Gibuti. Mile, infatti, è il punto di raccordo tra l’autostrada A1, la strada regione B11 (ormai per ampi tratti sotto il controllo delle forze tigrine) e della bretella di raccordo settentrionale che raggiunge la città di Chifra.
Con la caduta di Dessiè e Komblocha e la conquista di un’ampia fascia di territorio al di là del confine regionale con l’Afar, la possibilità di un’avanzata verso est in direzione di Mile diventa un’opzione possibile per le forze tigrine, allarmando profondamente tanto le autorità federali quanto quelle gibutiane.
Attraverso lo snodo stradale di Mile, infatti, transita l’intero traffico di merci su gomma che dal porto di Gibuti raggiunge l’Etiopia, e in particolar modo la capitale Addis Abeba, e la sua interruzione determinerebbe un vero e proprio strangolamento economico del paese.
Al tempo stesso, gli sviluppi del conflitto rischiano di coinvolgere la regione dell’Afar e turbarne i già irrequieti equilibri politici, alimentando le ambizioni irredentiste dei movimenti secessionisti o più semplicemente innescando una fase di instabilità generata dalla polarizzazione tra le diverse componenti della società locale.
Questa evoluzione avrebbe conseguenze dirette sulla stabilità di Gibuti. In primo luogo il blocco delle arterie di trasporto terrestri determinerebbe nella fase iniziale tanto una congestione di merci quanto una successiva crisi economica connessa alla paralisi di buona parte del mercato etiopico, con impatti imprevedibili sull’economia di Gibuti.
Ulteriore conseguenza potrebbe invece determinarsi negli equilibri sociali di Gibuti, dove già da tempo le relazioni tra la maggioranza etnica somala del clan Issa e la minoranza etnica afar sono tese e spesso sfociate in violenze.
Una rinnovata capacità d’azione delle forze politiche più radicali nella regione dell’Afar, in tal modo, potrebbe determinare conseguenze imprevedibili sulla stabilità e la sicurezza di Gibuti, con il concreto rischio di una nuova fase di tensioni sociali e, soprattutto, di rivendicazioni politiche.