Il ministero degli Esteri dell’Eritrea ha divulgato il 3 novembre un documento di commento e risposta al comunicato delle Nazioni Unite che nello stesso giorno ha annunciato la divulgazione del Rapporto di Indagine Congiunto sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto del Tigrai, prodotto dalla Commissione etiope per i diritti umani (EHRC) e dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Secondo il ministero degli Esteri di Asmara, il documento in questione solleva numerose questioni legali, metodologiche e fattuali, richiedendo un rigoroso scrutinio in termini di competenza giurisdizionale degli enti che hanno condotto la ricerca, sui criteri di neutralità e imparzialità degli inquirenti, di credibilità dei testimoni auditi e dei meccanismi per convalidare la veridicità delle informazioni raccolte, e non ultimo la robustezza e la validità delle inferenze e delle conclusioni tratte.

Secondo il governo eritreo, il rapporto risulta carente in quasi tutti i parametri esposti. Il direttore dell’EHRC, Daniel Bekele, viene accusato dalle autorità eritree di essere notoriamente animato da sentimenti di viscerale ostilità verso l’Eritrea, pregiudicando alla radice la possibilità di una condotta imparziale nella gestione del rapporto.

L’ONU stessa viene accusata di aver sostenuto quella che gli eritrei definiscono come la “guerra insurrezionale” del TPLF, dimostrando di non essere un attore imparziale nelle dinamiche di crisi che hanno interessato la regione del Tigrai.

Il ministero degli Esteri eritreo insiste poi sulla necessità di comprendere come il conflitto sia iniziato una fa per iniziativa delle forze del Tigrai, che hanno sferrato un attacco militare contro le guarnigioni dell’esercito federale etiopico, determinando l’avvio di un conflitto su larga scala.

Il documento eritreo si sofferma poi su alcuni punti dell’indagine condotta nel rapporto congiunto, contestando la validità dell’indagine e quindi la veridicità di alcuni episodi, tra i quali in particolare il “massacro di Axum”, le accuse di violenze sessuali e stupri di gruppo e l’uccisione arbitraria dei rifugiati.

Il documento viene quindi ritenuto come non attendibile e privo di validità, rigettando ogni accusa mossa contro le forze eritree coinvolte nel conflitto e menzionate dagli autori del Rapporto Congiunto.

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