Il 2 novembre sono iniziate le operazioni di nomina dei primi componenti della Camera Bassa del Parlamento. Il forte ritardo sul calendario elettorale concordato a maggio è compensato almeno in parte dall’assopirsi delle divergenze politiche che avevano sinora impedito di procedere con il voto. Il primo deputato ad essere eletto è l’attuale Vicepremier; non sono mancate polemiche dagli sconfitti.
Questa dinamica più distesa è confermata anche dall’arrivo a Mogadiscio di una delegazione del Ministero degli Affari Esteri di Nairobi. L’Ambasciatore del Kenya presso la Repubblica somala, Tumbo, l’ha guidata in un incontro con il Ministro degli Esteri somalo Abdirizak e un suo team. È la prima interlocuzione bilaterale dopo il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia sul confine marittimo di ottobre.
Si intende dare seguito all’intesa tra il Presidente del Kenya Uhuru e il Primo Ministro somalo Roble, che ad agosto avevano annunciato la imminente nascita di una Commissione congiunta per la cooperazione. Non mancano i settori dove sviluppare iniziative comuni – dall’agricoltura al turismo, dal commercio agli investimenti, dalla sicurezza alla difesa. Resta da vedere fin dove i diplomatici potranno spingersi, se i leader politici non vorranno improntare a maggiore collaborazione i loro rapporti bilaterali e personali. Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito keniota, gen. Kibochi, ha affermato tuttavia da parte sua di non vedere un collegamento negativo tra la sentenza e la collaborazione transfrontaliera. È un passo distensivo importante nella relazione tra Nairobi e Mogadiscio.
Il giorno innanzi, il Ministro degli Esteri somalo aveva ricevuto l’Ambasciatore turco Yilmaz, con cui aveva discusso di cooperazione e investimenti in questi stessi settori e di relazioni tra due popoli “fratelli”. Contrasta con questa definizione e con il rapporto profondo stabilito dal 2011 il cenno che la stampa locale fa delle condizioni dei somali residenti in Turchia, in peggioramento. Non siamo certo a tensioni aperte, ma il contemporaneo sequestro a opera dell’intelligence di droni inviati dalla Turchia si inscrive in un certo raffreddamento del rapporto bilaterale con Ankara – sinora idilliaco.
La contemporanea crisi in Etiopia può spingere altri a trovare in questa fase elementi di raffreddamento delle tensioni, di cui la Somalia non potrebbe che trarre nel breve giovamento.