Il Corno d’Africa continua a essere al centro delle cronache internazionali data l’escalation del conflitto in Etiopia. Non vi sono ad ora riflessi diretti sulla Somalia, dove le truppe etiopi presenti nel quadro AMISOM (Missione dell’Unione Africana in Somalia) non sono state ritirate né diminuite. Questa possibilità costituisce un motivo di allarme per i decisori nazionali e per quelli internazionali.
L’11 novembre, un attentatore suicida è entrato in azione a Mogadiscio, contro un convoglio AMISOM; il bilancio è di due vittime tra i passanti. I veicoli provenivano da Villa Baidoa e trasportavano una delegazione con a bordo anche cittadini statunitensi. Il gruppo era giunto nella capitale il 9 novembre per discutere in dettaglio della prosecuzione della Missione, anche alla luce degli sviluppi regionali.
L’evento è stato rivendicato da terroristi di Al Shabaab, così come un altro attacco giunto l’indomani contro funzionari pubblici ancora a Mogadiscio, con tre feriti. È interesse del terrorismo restituire una immagine di forza e attività della minaccia e poter così influenzare la risposta internazionale e il sostegno alle Autorità federali. Alcune defezioni, anche di rilievo, ne testimoniano le difficoltà sul terreno.
La credibilità delle Istituzioni continua tuttavia a misurarsi nel frattempo non solo sulla sicurezza quanto anche sulle elezioni per il Parlamento. Si registra dunque l’ordine del Premier Roble a procedere con celerità nelle operazioni di voto per la Camera Bassa, da concludere entro l’anno – come auspicato anche dalle opposizioni e dall’esterno segnatamente dagli Stati Uniti. Le operazioni, finora solo parzialissime, dovrebbero avere inizio formale il 16 novembre.
Ciò sposterebbe al 2022 la votazione e l’insediamento del Presidente – con un cospicuo ritardo sulla tabella di marcia iniziale, non lontano dal biennio che Farmajo si era auto-attribuito. La minore tensione sul voto può essere frutto di questa convergenza di fatto, resa più necessaria dalle dinamiche di crisi regionali.
Per gestirle, è attesa in Kenya la visita del Segretario di Stato USA Blinken, tappa di un tour che toccherà anche Nigeria e Senegal. Sui grandi dossier – quelli globali: su tutti pandemia e cambiamenti climatici, ma anche sulla sicurezza regionale – l’interlocutore in questa area e in questa fase resta Nairobi. La partnership strategica bilaterale su cui Washington ha scelto di puntare non è ora in discussione.