Continua in Etiopia l’avanzata dell’offensiva delle forze tigrine del TDF e quelle oromo dell’OLA, nel tentativo di accerchiare la capitale Addis Abeba e costringere alla resa il governo del premier Abiy Ahmed.
Tra il 20 e il 21 novembre, dopo intensi combattimenti sono state conquistate dalle forze del TDF e dell’OLA le città di Degolo e Mehal Meda, nella regione dell’Amhara, incrementando in tal modo il controllo delle strade di collegamento tra gli stati regionali e, soprattutto, aumentando il perimetro dell’accerchiamento della capitale.
La conquista della città di Degolo, in particolar modo, consente alle forze del TDF e dell’OLA di completare quasi totalmente l’isolamento terrestre tra lo stato regionale dell’Amhara e quello dell’Oromia, lasciando presagire che – se la controffensiva dovesse continuare con questa capacità propulsiva – nell’arco di pochi giorni le forze tigrine potrebbero effettivamente compromettere la capacità delle forze federali di gestire le loro già scarne sinergie sul piano della mobilità terrestre. Degolo si trova infatti a 80 Km dal confine dello stato regionale dell’Oromia, dove le aree di confine settentrionale sono ormai da settimane sotto il controllo dell’OLA, apparentemente intenzionate ad aspettare di ricongiungersi con quelle del TDF per sferrare l’attacco finale in direzione dell’autostrada A3, isolando in tal modo l’Oromia dall’Amhara.
La conquista della città di Mehal Meda, che segue di pochi giorni quella di Senbete, è invece parte di una proiezione dell’avanzata tigrina finalizzata ad acquisire il controllo delle principali strade di collegamento tra le propaggini orientali della regione dell’Amhara e i confini settentrionali dell’Oromia, nell’area del Wollo.
In tale area, il controllo del TDF dell’autostrada A2 sembra essersi spinto sino alla cittadina di Jewaha, ubicata a circa 130 Km dal confine gli stati regionali dell’Amhara e dell’Oromia, e circa 220 Km da Addis Abeba. Secondo fonti non confermate, le forze del TDF si sarebbero spinte oltre Jewaha, sino alla cittadina di Shewa Robit, il cui controllo sembrerebbe tuttavia essere ancora esercitato dalle forze federali e da quelle regionali dell’Oromia.
L’avanzata delle forze del TDF e dell’OLA incontra invece una accanita resistenza da parte delle forze federali e di quelle regionali afarite sul fronte orientale, nel tentativo di raggiungere lo strategico snodo stradale della città di Mile attraverso due assi di proiezione, a nord dalla cittadina di Cifra e più a sud dalla cittadina di Bati.
Le forze del TDF e dell’OLA sembrano incontrare grandi difficoltà nel varcare i confini regionali dell’Afar, mentre intensi combattimenti sono stati registrati il 19 novembre lungo il tratto di confine della strada B11, in prossimità di Bati, quando le forze federali e quelle dell’Afar hanno lanciato un’offensiva per cercare di riassumere il controllo della cittadina.
La città di confine di Kasa Gita è nel frattempo ritornata sotto il pieno controllo delle forze federali e di quelle dello stato regionale dell’Afar, impegnate in una strenua difesa della regione consapevoli del valore strategico della città di Mile, che, se dovesse cadere nelle mani del TDF e dell’OLA, rischierebbe di strangolare la capitale Addis Abeba impedendo la movimentazione della maggior parte delle merci gestite attraverso il porto di Gibuti.
Le forze dell’OLA, infine, hanno fatto registrare nel corso dell’ultima settimana un’ulteriore espansione della propria capacità militare nella regione centro-occidentale dell’Oromia. Oltre al controllo di una vasta area ad ovest e nord-ovest della capitale Addis Abeba, le forze dell’Esercito di Liberazione Oromo stanno ampliando il proprio controllo territoriale nell’area del Kelem Welega, in prossimità del confine con il Sudan. Si tratta allo stato attuale di una presenza molto disomogenea sul terreno, che segue tuttavia una precisa strategia finalizzata alla conquista di villaggi e cittadine collocate strategicamente lungo i principali assi viari della regione occidentale dell’Oromia, in particola modo lungo il tracciato delle strade B40 e B43, e quindi con l’intento di anemizzare i traffici delle merci diretti all’autostrada A4 di collegamento verso Addis Abeba.
Un parallelo obiettivo delle forze dell’OLA è quello di rendere gradualmente inaccessibile alle forze federali la regione del Benishangul Gomuz, determinando in questo caso l’impossibilità di esercitare il controllo sulla vasta area di confine occidentale con il Sudan, dove è presente anche il cantiere della diga GERD.
Il governo federale accusa la stampa straniera di propaganda a favore del nemico
Mentre si riducono di giorno in giorno le possibilità di una soluzione politica della crisi, la comunità internazionale continua incessantemente a lanciare l’allarme sulla precarietà della situazione, locale, invitando i cittadini stranieri a lasciare l’Etiopia con urgenza.
Il 14 novembre il governo del Canada ha diramato un comunicato con il quale chiede a tutti i propri cittadini ancora presenti in Etiopia di lasciare il paese immediatamente, aggiungendo che la capacità del governo canadese di poter provvedere a qualsiasi forma di assistenza in loco è estremamente limitata.
Anche il governo degli Stati Uniti ha invitato i propri cittadini a lasciare rapidamente il paese, aggiungendo che non sarà possibile organizzare alcuna forma di evacuazione da Addis Abeba con l’impiego di aerei militari.
Pochi giorni dopo, il 17 novembre, l’ente federale degli Stati Uniti per la sicurezza del volo (FAA) ha emesso un comunicato in cui avverte i piloti dei voli diretti in Etiopia del rischio “diretto o indiretto” di esposizione al tiro di armi da fuoco a terra e di quello in volo connesso ai missili superficie-aria.
Il governo federale etiopico, indispettito dal ruolo della stampa internazionale, ha minacciato il 19 novembre di revocare le licenze giornalistiche alla BBC, alla CNN e alla Associated Press, accusando i giornalisti stranieri presenti in Etiopia di essere simpatizzanti delle forze ribelli tigrine.
La narrativa della “stampa straniera asservita agli interessi delle forze nemiche” costituisce parte integrante della retorica politica del governo federale dell’Etiopia e di quello eritreo, ormai simbiotici nel rilancio dei propri comunicati. La stessa strategia di comunicazione viene perseguita all’estero dai gruppi della diaspora legati al governo federale etiopico e a quelli connessi al governo dell’Eritrea, impegnati nell’organizzare manifestazioni dalla dubbia spontaneità dinanzi alle sedi delle principali emittenti televisive. Colpisce, come sempre, l’utilizzo di slogan e messaggi del tutto identici tra le differenti comunità, riconducendo in tal modo la matrice organizzativa agli enti governativi etiopici ed eritrei.