Il 20 novembre, in Somalia, un attentato mirato degli Al Shabaab ha colpito a morte a Mogadiscio il giornalista Abdiaziz Mohamud Guled, ucciso all’uscita da un ristorante; feriti il suo autista e il direttore della Televisione di Stato che era con la vittima – oltre a numerosi altri passanti.
Volto noto della comunità dell’informazione somala, critico del terrorismo, Abdiaziz “Africa” era noto per aver intervistato sospetti terroristi detenuti dalle Forze di sicurezza. Egli era pertanto nel mirino dell’insorgenza, che ha rivendicato l’attacco.
L’omicidio ha generato ampia commozione e cordoglio e assevera l’intensità di una minaccia ancora capace di colpire in maniera organizzata nella capitale, perché raccoglie un numero di adepti ancora sufficiente a portarvi una minaccia almeno puntuale. Altri eventi di sicurezza letali ma dal minore risalto mediatico sono avvenuti nel Sud Ovest, nel Gedo, nel Basso Scebelli e nel Bay ovvero nelle aree interne del centro-sud del Paese dove le violenze restano pressoché quotidiane.
Giunge a tale proposito la notizia del rafforzamento della cooperazione in materia di anti-terrorismo con la Turchia. Ankara ha donato alla Somalia alcuni veicoli militari e procede con le sue attività di addestramento. In parallelo – riprendendo la maggiore collaborazione delineata già agli inizi del 2020 – è stato dato annuncio della riapertura dell’Ambasciata saudita presso la Repubblica somala, chiusa da un trentennio.
Si tratta di sostenere le Autorità di Mogadiscio a fronte dei pericoli interni e anche di non lasciare margini troppo ampi per l’azione di “rivali” regionali nei dossier più urgenti.
Rileva a tal fine anche la precisazione da parte del Ministero degli Esteri britannico, circa l’eventuale riconoscimento del Somaliland. Gli esistenti rapporti politici ed economici resteranno in sordina; la loro riemersione è subordinata a un eventuale riconoscimento di Hargheisa da parte di Mogadiscio, sviluppo che appare ad ora remoto. La precisazione appare un punto a favore di Mogadiscio, in una fase in cui tale supporto non è scontato e nel quale società britanniche scelgono pubblicamente di investire sul Somaliland.
Lungi dal poter davvero decidere in autonomia sul proprio destino, la Somalia vedrà ancora nel prossimo futuro il tema dei rapporti internazionali come dirimente, ma ancora non un approccio condiviso su questi temi. Al contrario, anche gli Affari Esteri tendono a diventare uno dei terreni su cui cercare lo scontro – o mediare altri interessi.
La notizia dell’improvvisa sostituzione del Ministro degli Esteri Mohamed Abdirizak (20 novembre) giunge inaspettata, ma si inscrive in questa dinamica. Ne beneficia infatti Abdisaid Muse Ali, uomo del Presidente Farmajo e suo ex consigliere per la sicurezza nazionale.
Il motore della decisione sembra dunque potersi rinvenire nel riavvicinamento tra Premier e Presidente, che prosegue in questa fase propedeutica al voto per la Camera Bassa del Parlamento. Su un binario parallelo, la Procura militare che indagava sulla scomparsa dell’agente di sicurezza Ikran Tahlil ha affermato peraltro come non vi siano responsabilità degli organismi internazionali nella vicenda.