Continuano incessantemente gli scambi di accuse tra i rappresentanti del governo degli Stati Uniti e quelli dell’Eritrea, in una sempre più evidente spirale di crisi che prende forma a margine del conflitto nella vicina Etiopia.
Il Ministero dell’Informazione dell’Eritrea ha diramato il 3 dicembre un comunicato, tramite la propria ambasciata a Washington, nel quale ha espresso severe critiche contro le affermazioni che il membro del Congresso Brad Sherman avrebbe pronunciato il giorno precedente nel corso di un dibattito politico.
Secondo quanto riportato dal Ministero dell’Informazione di Asmara, Brad Sherman avrebbe accusato l’Eritrea di aver chiuso i propri porti agli aiuti umanitari diretti verso il Tigrai, contraddicendosi tuttavia nell’affermare come all’Eritrea non sia stato ancora chiesto di autorizzare il transito degli aiuti, auspicando che tale richiesta venga fatta al più presto.
Il Ministero dell’Informazione ha richiamato nel proprio messaggio anche le affermazioni espresse dallo stesso membro del Congresso il 10 ottobre scorso, quando, durante la discussione politica che ha portato alla risoluzione n. 445 del Congresso, avrebbe affermato come la Marina Militare degli Stati Uniti potrebbe bloccare i traffici marittimi verso l’Eritrea in qualsiasi momento, e che sarebbe giusto farlo in conseguenza del blocco degli aiuti umanitari verso il Tigrai decretato dall’Eritrea.
Secondo il Ministero dell’Informazione di Asmara, al contrario, l’Eritrea non avrebbe mai decretato alcun blocco del flusso degli aiuti umanitari attraverso i propri porti, né avrebbe potuto, dato che la gran parte di questi aiuti viene convogliata verso il Tigrai attraverso rotte che non coinvolgono in alcun modo l’Eritrea.
Il comunicato accusa infine Brad Sherman di aver espresso commenti e giudizi errati sull’Eritrea in merito ad alcuni non meglio specificati aspetti del conflitto in corso nel Tigrai.
Al comunicato del Ministero dell’Informazione di Asmara ha replicato il successivo 4 dicembre l’ambasciata degli Stati Uniti in Eritrea, con un breve messaggio nel quale ha definito come inaccurato il comunicato diramato dal governo Eritreo. Secondo l’ambasciata USA all’Asmara, le forze armate eritree ancora presenti nel nord dell’Etiopia hanno bloccato l’accesso ai flussi degli aiuti umanitari, macchiandosi inoltre di gravi crimini contro i diritti umani, inclusi stupri e uccisioni di bambini, come documentato dalla Commissione Etiopica per i Diritti Umani e dallo stesso Procuratore Generale di Addis Abeba.
Gli Stati Uniti, prosegue il comunicato dell’ambasciata, chiedono all’Eritrea di ritirare immediatamente e permanentemente le proprie forze dall’Etiopia, giudicando il coinvolgimento dei militari eritrei nel conflitto del Tigrai come destabilizzante per l’intera regione, esacerbando una già complessa situazione umanitaria e mettendo a repentaglio la possibilità di una soluzione mediata della crisi.
In sintesi, mentre gli Stati Uniti accusano chiaramente l’Eritrea di bloccare i flussi degli aiuti umanitari sul terreno, nel nord dell’Etiopia, oltre a commettere crimini contro la popolazione civile, il governo eritreo replica di non essere in alcun modo interessato dalla logistica dei flussi umanitari attraverso i propri porti, evitando sistematicamente il riferimento al proprio coinvolgimento militare nel conflitto del Tigrai.