La nuova offensiva lanciata dal governo federale dell’Etiopia contro le formazioni tigrine del TDF è riuscita a conseguire importanti risultati tattici sul terreno, riconquistando alcune delle più importanti località lungo il corso delle autostrade A2, B11 e B21.

Il 6 dicembre ha definitivamente ceduto la linea del fronte lungo il confine con lo stato regionale dell’Afar, permettendo alle forze dell’esercito federale e a quelle alleate di riconquistare la cittadina di Bati, che aveva a lungo rappresentato l’avamposto dell’offensiva del TDF in direzione della città di Mile, lungo il corso dell’autostrada B11.

Con la caduta di Bati e il contestuale ripiegamento di gran parte delle forze di prima linea del TDF, sono cadute lo stesso giorno in mano alle forze federali anche le importanti città di Kombolcha e Dessie.

L’ingresso delle truppe federali nei due centri urbani sembra essere avvenuto senza particolari difficoltà, seguendo la contestuale ritirata verso nord delle forze del TDF, che hanno abbandonato le posizioni senza voler apparentemente ingaggiare un combattimento che avrebbe potuto ulteriormente indebolirle.

Tra il 7 e l’8 dicembre le forze federali, insieme alle milizie Amhara e Fano, hanno proseguito la loro avanzata verso nord, lungo il corso dell’autostrada A2, riconquistando alcune località minori, attestando in tal modo la linea del fronte alla cittadina di Idari, a circa 10 Km di distanza da Mersa, che rappresenta adesso il punto più avanzato della proiezione tigrina lungo il corso della A2, prima dell’importante centro di Woldiya.

L’offensiva federale sembra essersi poi arrestata il 9 dicembre, mentre le forze tigrine del TDF hanno cercato di rafforzare la difesa lungo la nuova linea del fronte. Il principale obiettivo raggiunto dalle forze dell’ENDF, dagli Amhara e dal Fano sul piano tattico è stato quello di aver fisicamente separato le forze tigrine del TDF dalle milizie oromo dell’OLA, disperdendo queste ultime verso le aree rurali e le colline.

In tal modo, il rischio di un’offensiva in direzione di Addis Abeba, unitamente a quello di un suo strangolamento economico attraverso il blocco delle autostrade A1, A2 e A3, è stato sventato, almeno per il momento.

Il 9 dicembre è rientrato nella capitale dal fronte anche il primo ministro Abiy Ahmed, riassumendo formalmente i poteri temporaneamente trasferiti al vice primo ministro Mekonnen all’atto della partenza per lanciare l’offensiva contro le forze del TDF.

Il rientro ad Addis Abeba è stato definito da Abiy Ahmed come temporaneo, al termine di quella che ha definito come la prima fase dell’operazione “Unità nazionale nella diversità”. Abiy Ahmed ha tuttavia voluto ricordare come il conflitto non sia terminato, e che continuerà “sino a quando il nemico non sarà in rovina”.

L’inviato speciale dell’Unione Africana per il Corno d’Africa, Olusegun Obasanjo, ha cercato al tempo stesso di favorire un cessate il fuoco tra le parti, senza tuttavia conseguire alcun risultato, mentre la portavoce del governo etiopico, Billene Seyum, è tornata ad accusare la comunità internazionale di adottare un doppio standard nei confronti dell’Etiopia. Secondo le autorità federali, infatti, l’assenza di una condanna da parte delle organizzazioni internazionali per le violazioni dei diritti umani e le atrocità commesse dalle forze tigrine, rappresenta inequivocabilmente come il conflitto sia stato oggetto di una lettura parziale e sbilanciata a sostegno delle forze del TPLF.

L’accusa viene mossa in particolar modo verso gli Stati Uniti e alcuni paesi dell’Unione Europea, che avrebbero definito come “a sfondo etnico” il conflitto in corso, senza invece indagare sulle responsabilità dei vertici politici del Tigrai e sulla condotta delle loro operazioni militari.

Il 9 dicembre, invece, il World Food Program ha annunciato la sospensione della distribuzione di derrate alimentari nelle città di Dessie e Kombolcha, dopo che le forze del TDF in ritirata, e poi i civili locali, hanno saccheggiato i magazzini dell’organizzazione, minacciando con le armi i funzionari presenti in loco.

L’aviazione federale etiopica ha continuato invece incessantemente a colpire le colonne di mezzi e soldati tigrini in ripiegamento verso nord, impiegando sia i propri caccia-bombardieri sia i nuovi droni di fabbricazione turca, i Bayraktar TB-2, ai quali si deve in buona misura la capacità di sovvertire gli equilibri lungo la linea del fronte.

L’attuale dimensione di manovra della controffensiva federale e delle forze Amhara e Fano è articolata su tre direttrici, che da est, ovest e sud intendono convergere per isolare la città di Woldiya e spostare in tal modo la linea del fronte più a nord, in prossimità del confine del Tigrai.

La direttrice occidentale dell’offensiva, dopo la conquista di Gashena il 1° dicembre e la successiva caduta di Istayish il 9, intende riacquisire il controllo dell’autostrada B22, raggiungendo in tal modo Woldiya da ovest.

La direttrice meridionale è oggi attestata a pochi chilometri da Mersa, lungo il percorso dell’autostrada A2, a circa 60 Km a sud di Woldiya, in un’area prevalentemente pianeggiante, circondata da colline che sembrerebbero ancora sotto il pieno controllo delle forze del TDF.

La direttrice orientale – ad oggi quella più insidiosa per il TDF – intenderebbe muovere da Boren, in prossimità del confine con lo stato regionale dell’Afar, in direzione di Kobo, per assumere in tal modo il controllo della parte settentrionale dell’autostrada A2 e isolare di conseguenza a sud la città di Woldya, distante da Kobo circa 50 Km. Da alcuni giorni sono segnalati ammassamenti di truppe federali, Amhara e Afar in prossimità di Boren, mentre i droni federali martellano ormai incessantemente il tratto autostradale della A2 in prossimità di Kobo, lasciando presagire l’imminente lancio di una nuova offensiva in tale direzione.

Inaspettatamente, invece, il 12 dicembre le forze federali e quelle alleate Amhara e Fano hanno lasciato la città di Lalibela, che è stata riconquistata lo stesso giorno – senza combattimenti – dalle forze del TDF.

Il TPLF, infine, continua a smentire la portata delle vittorie annunciate dal governo federale, definendo l’evoluzione del conflitto come un mero riassetto tattico deciso dal TDF per organizzare al meglio la difesa dei propri confini. Una narrativa alquanto fragile, che nasconde la concreta preoccupazione per un generale rovesciamento del fronte.

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